Pubblicato la prima volta il 16 Agosto 2017 @ 00:00
Ogni 16 agosto sono innumerevoli le citazioni al martirio di tre giovanissimi riminesi; questa mia vuole semplicemente ricordare a tutti noi, ma soprattutto a quelli che di piazza Tre Martiri citano il nome come un suono indifferenziato “piazzatremartiri”, che quel luogo fu intitolato, dal 1946 ai tre partigiani Mario Capelli, Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani impiccati nel 1944, non a caso, nella piazza principale di Rimini.
I tre partigiani rappresentano il simbolo della Resistenza e dei caduti nella lotta di Liberazione nel territorio della Provincia di Rimini. Simboli troppo spesso umiliati, violati quasi a voler dimenticare che la Resistenza non si consumò in dialoghi e diatribe ideologiche (quello fu il vezzo che seguì..) ma in vite umane, soprattutto di giovani che, basti leggere le loro lettere di un addio mesto ma consapevole, credevano fermamente negli in quegli ideali. Erano giovani come tutti gli altri che amavano la vita, il cibo, l’amore…. Per questo reagisco ogni volta che vedo attribuito il nome di “ponte dei miracoli” al Ponte della Resistenza nell’indifferenza generale, anzi non di rado col patrocinio delle istituzioni: perchè prima spariscono i nomi, poi la memoria, infine si cancella la Storia.
Allora è importante ricordare, dare un senso ai luoghi ed ai nomi, sapere da dove veniamo, quanto sia costata la nostra libertà, un diritto a goderne, un dovere a custodirla e difenderla.. Ma per questo, personalmente, mal sopporto la retorica celebrativa di chi recita un copione che gli viene passato dallo staff. Sì, è facile cadere nella retorica, ma la retorica (falsa) è quella che si verifica ogni volta che si parla senza crederci e perché per sapere se siamo nel giusto vale sempre la domanda: ma quei tre e tutti gli altri partigiani morti per un ideale, se avessero potuto prevedere il futuro, QUESTO futuro, si sarebbero sacrificati? Che poi ne sottende un’altra: ce lo stiamo meritando, quel sacrificio?
Ecco: sono domande che dovremmo porci, ogni giorno.