Pubblicato la prima volta il 28 Novembre 2015 @ 18:46
La salute era importante anche allora, certamente… perché quando veniva meno, l’adulto non poteva lavorare e senza lavoro non si mangiava. Mi riferisco sempre a quel ceto popolano che aveva il sole ma non beni esposti. Potrebbe essere nata allora l’espressione “male incurabile” giacché la scienza non aveva fatto i progressi che oggi conosciamo, o chi lo sa? ci metto un’ombra di dubbio perché se ci fossero state scoperte i poveri non avrebbero avuto comunque i mezzi per “tentare” soluzioni speciali, rimanendo, in gran parte nel recinto dei rimedi naturali, del ricorso ai guaritori: ”u jè na vècia che sé t’aj pòrt na maja de malèd… l’al fa guarì” e, infine, delle preghiere, la più gettonata, dopo “Crést” e la “Madòna”, Santa Rita riconosciuta come santa delle cause disperate. Mamma Elsa piange ancora quando rievoca la morte di suo babbo avvenuta nel 47 per tbc “è pensè che j’americhèn j’aveva zà purtè la pinicilina…”. Allora la tbc era una malattia diffusa e mortale, conseguenza dei patimenti subiti in guerra e durante gli sfollamenti, l’umidità della casa, la scarsità cibo mai sufficientemente nutriente e le malattie delle vie respiratorie abitualmente trascurate: “t’an sìnt ad tòsa che t’è?” “la pasarà… l’è pas ènca e’ mì nòn…” per arrivare “dài, dài tòsa sintènt che dur tè a dur ènca mè…”: più che una battuta, una concezione di vita.
Quando si diceva “pùrèt l’ha un malàz” era come dire “ha finito la sua esistenza” al pari di “i l’ha vèrt e i l’ha ciùs” ovvero hanno provato l’intervento, l’uperaziòun, ma non c’era stato niente da fare. Quando la morte arrivava improvvisa, non aveva nemmeno nome… “u jè nnù un cólp”!
Per contro non esisteva, nell’immaginario popolare, il colesterolo, oggi elemento base della nostra composizione sanguigna, tanto che la parola era sconosciuta ai più… e solo quando l’eccesso di lardo, strutto usati per dare più sostanza ai pasti, cominciò a dare i primi negativi segnali, rilevati dal medico, i più anziani, non riuscendo nemmeno a pronunciarlo, commentavano increduli “boh jà dét ca j’ho e’ polistirolo”… stessa sorte per “j’abeti” (diabete) mentre iniziano le prime cure per i reumatismi che, date le condizioni di vita, erano una malattia endogena.
E tuttavia, rassegnati ad una sorta di selezione naturale “l’ha na salùte ad fèr… un stà mai mèl”…in alternativa a “l’è nèd delichèd… ogni piccolo vento mi dà pena…t’an gnè po’ fè gnìnt”, le preoccupazioni erano rivolte ai bambini dato che allora non c’era il servizio sanitario nazionale, tantomeno i soldi per pagare la visita del pediatra. I bambini, me compresa, nascevano a “L’Aiuto Materno”, in corso d’Augusto. Il più delle mamme non si era sottoposto ad alcuna visita preventiva ginecologica mentre del neonato si considerava che “avesse tutto” ed il peso, giacchè i più magrolini sarebbero stati anche i più cagionevoli.. Racconta la Elsa che le poche volte in cui i pochi parenti andavano a trovare la puerpera, si portavano via gli altrettanto pochi doni che aveva ricevuto la neo mamma, qualche arancia, un cartoccio di zucchero… ché a casa avrebbero fatto “carne e sangue” mentre “léa la magna tl’uspidèl..”.
E i bambini s’ammalavano spesso, soprattutto d’inverno quando il calore della stufa “è scaldèva davènti e giazèva di drè”, quando i candelotti di gelo s’intravedevano fuori dai della finestra dove lo spiffero, anzi il soffione veniva tamponato con un asciugamano arrotolato mentre le pareti si bagnavano per l’umidità.. avevamo perennemente i “murghènt mè nès”, tosse catarrosa.. che non ci abbandonava mai perché in primavera, al primo caldo quando ci toglievano una delle tre maglie “da sotto” ci “fregavamo”… allora vestirsi a cipolla non funzionava.
Si scottavano con la stufa d’inverno, si tagliavano i piedi d’estate quando camminando scalzi pestavano qualche coccio di vetro, erano puntuali per “ciapè” tutte le malattie infettive: “la tòsa cativa, i gaiùn, e’ murbél, la varicèla, la scarlatèina….” quest’ultime erano le malattie con lo “sfogo” che richiedeva, si pensava, l’oscurità… per cui tenevano fin’anche quaranta giorni al buio “si nà us dvènta zég..” e naturalmente “l’infiùlènza”..
Comunque le prime cure erano i rimedi tramandati nel tempo e che la Elsa cita ancor oggi per difendersi da “tót cal medicèini clì t’intosica… e pó sé d’un chènt lì fa bèin da cl’èlt li t’amaza”.
Ho già ricordato che ogni cura, quale fosse il sintomo, iniziava col clistere perché “l’è spòrc e bsägna cus lébéra… “ poi si passava al rimedio specifico.
E così, per la bronchite, ogni bambino veniva trattato con impacchi di sementi di lino infuocati che lasciavano un marchio sul petto, sostituiti solo in un secondo tempo con le “sfreghe” a base di Vicks Vaporub, un unguento che, impestando col suo odore forte ed acre tutta la casa, stordiva anche l’ammalato.. se anche quel rimedio falliva ci si rassegnava allo sciroppo. Ricordo uno al creosoto, disgustoso, poi il poligola composto, infine il bronchenolo.. tanto gli sciroppi che venivano prescritto erano sempre gli stessi per anni…. ma sempre meglio delle supposte al mugolio che “bruciavano” tutta la notte perché spesso non si scioglievano ed il mattino dopo “si facevano” intere. Non mancavano mai i fumenti con acqua bollente bicarbonato e camomilla.
Gargarismi con infusi di malva colta nei giardini vicini casa per curare il mal di gola finchè non arrivava il momento di togliere le tonsille (al tema specifico ho dedicato un racconto ad hoc già pubblicato). Cerata d’uovo per far guarire le “storte” alle caviglie, patata sbucciata quale rimedio per le scottature, pipì di neonato per volatiche ed otite, cera colata di candela per “crèt” e geloni e non mancavano i rimedi “mistici” come quello di passare la fede d’oro sull’occhio colpito dall’orzaiolo, incidendo il segno della croce… Eppoi bisognerebbe impegnarsi nella raccolta di filastrocche che venivano recitateper far sparire il male… non erano efficaci ma ci facevano divertire distraendoci: “singhiòz va tè pòz, va slà via, singhiòz va via…”.
Mille Anni Luce lontano dall’Oggi, ma mi ci ritrovo in Tutto per Tutto, Pratiche e Terminologia, come se fosse Ieri…