Pubblicato la prima volta il 18 Maggio 2020 @ 17:25
1099 i Crociati conquistano Gerusalemme, Guglielmo di Buglione ne diventa re. 1119, il cavaliere Ugo de Payns fonda l’ordine religioso militare dei Templari, per proteggere con le armi i pellegrini, la cui regola verrà dettata da S. Bernardo di Chiaravalle. 1187 il sovrano dell’Egitto Salh Al Din, detto da noi Saladino, conquista Gerusalemme. 1228, l’imperatore Federico II ottiene Gerusalemme a patti. 1244, i Turchi conquistano definitivamente Gerusalemme.
Gli ordini cavallereschi dei Templari, Giovanniti e Teutonici abbandonano la Palestina.
1307, Filippo il Bello re di Francia imprigiona i Templari del suo regno per impossessarsi delle loro ingenti ricchezze, con l’accusa di eresia, apostasia e condotta immorale. 1312, il Concilio di Vienna, convocato da papa Clemente V, sopprime l’ordine dei Templari. I processi ai Templari fuori della Francia sono affidati ad alcuni vescovi. 1310, Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo di Ravenna, manda assolti i Templari di Romagna. 1314, il Gran Maestro dei Templari Giacomo di Molay viene arso vivo a Parigi.
I Templari si erano stanziati nella nostra regione, a partire da Piacenza, lungo la via Emilia e le strade dei pellegrini, con istituti di ospitalità, diraccolta di denaro e derrate e di allevamento di cavalli, distanziati a misura di giornate di cammino (20/30 km). Mancano le date degli insediamenti. A Rimini l’insediamento templare di S. Michelino in Foro controllava l’ospedale, ossia l’albergo dei Santi Simone e Giuda di Budrio, vicino a Savignano. Questa pia fondazione compare nei documenti superstiti come ospedale nel 1192, ed è soggetta ai Templari nel 1290 con il ‘precettore’ frate Pietro, e nel 1291 con frate Pasqualino. Il ‘precettore’ di San Michele in Foro a Rimini nel 1283/5 è frate Ranuzio da Fiorentino e nel 1290/2 frate Albertino da Reggio. I beni dei Templari soppressi, secondo la volontà pontificia, dovevano passare ai Giovanniti, che attualmente si chiamano cavalieri di Malta. Nel 1312, frate Atto, un cavaliere dell’ordine di San Giovanni, viene a Rimini per prendere possesso dei beni templari, ma prima deve andare a riverire il Dominus della città. Era appena morto il “Mastin vecchio”, Malatesta da Verucchio (1212-1312) detto il Centenario, che nel 1295 aveva conquistato la signoria di Rimini e fondato una dinastia sovrana che durerà fino al 1500. Ora era signore il suo primogenito Malatestino [ma non tutti gli storici lo riconoscono primogenito] che Dante, nemico politico dei Malatesta, chiama “quel traditor che vede pur con l’uno”, per essere Malatestino cieco ad un occhio e per aver tradito, come lui solo afferma, e fatto mafiosamente ‘mazzerare’, cioè gettare in mare legati dentro un sacco con pietre, “i due miglior di Fano”, Guido del Cassero e Angiolello da Carignano, per impossessarsi della città [Inferno, XXVII, XXVIII]. Malatestino, che si era impossessato dei beni e di misteriose “insegne” dei Templari, consegna a frate Atto gli uni e le altre.
San Michele in Foro torna alla ribalta della storia locale, e poi europea, nel Settecento, quando il medico erudito Giovanni Bianchi, alias Janus Plancus o Giano Planco, avendo acquistato un’epigrafe romana trovata nell’alveo dell’Ausa relativa a un tempio Panteon, dedicato a tutti gli dei, pensa che si adatti alla fronte della porta di San Michele in Foro, che lui battezza senz’altro come il Panteon di Rimini. Abbiamo già visto come questa convinzione divulgata in alcuni opuscoli venisse derisa a Roma. Tuttavia proprio questa identificazione in Panteon di San Michelino in Foro attira l’attenzione del d’Agincourt che lo fa disegnare e ne include la pianta nella Tavola LXXIII della sua Storia dell’arte. La convinzione che si trattasse di una delle prime chiese a pianta a croce latina si basava sul presupposto che la chiesa, come era stata riprodotta, fosse rimasta integra dal V secolo. Invece già quella volta a crociera, forse proprio opera dei Templari, segnata nella pianta della navata principale, doveva mettere in guardia sulla presunta integrità dell’opera. Un’analisi autoptica dei resti dell’abside e della crociera di destra, che appaiono nell’androna di via Quattro Novembre, mostra ben cinque fasi del palinsesto architettonico: a) la fondazione e i coronamenti a rincassi voltati del V secolo; b) una rifondazione di epoca imprecisata (forse duecentesca); c) le tracce di un’absidiola che taglia il muro antico del transetto destro [di questa absidiola si è accorto Carlo Valdameri, che l’ha raddoppiata e visualizzata nel suo interessante sito Internet]; d) una sopraelevazione sui muri dell’abside dell’Ottocento o dei primi del Novecento, che ha distrutto la cupola della chiesa strutturata con tuboli di terracotta, alcuni dei quali sono stati murati nelle pareti; e) una sopraelevazione ulteriore dell’ultimo dopoguerra. Perduta la cupola, della chiesa di San Michelino in Foro sono rimasti i muri dell’abside, del transetto e di parte della navata principale –il resto è parte di un negozio e di un ristorante cinese-, cioè è rimasta forse proprio la struttura intera del V secolo.
Che dire del fatto che a Rimini, unica città in Italia, vi sia una chiesa del V secolo ‘dentro’ strutture abitative moderne?
Giovanni Rimondini
Arimunum
N. 2 Marzo/Aprile 2007