Il busto di Luigi Ferrari

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Pubblicato la prima volta il 5 Maggio 2020 @ 13:00

Fra le iniziative e le celebrazioni promosse nella Città di Rimini per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, il 17 marzo 2011 è stato ricollocato il busto marmoreo restaurato di Luigi Ferrari nella piazza omonima.

Durante gli scavi per riportare alla luce la domus romana, il busto di Luigi Ferrari eretto nel giardino, a causa di un urto riportò alcuni danni per cui fu provvisoriamente rimosso e depositato nel Museo Comunale. I festeggiamenti per il 150° della Repubblica, sono stati l’occasione per fare restaurare il piccolo monumento.
La statua si trovava frammentata in tre pezzi costituiti dalla testa, dal busto e dalla colonna di sostegno con iscrizione. La testa e il busto presentavano attacchi biologici diffusi ed evidenti macchie nerastre, localizzate in prevalenza sul retro della testa. Questa presentava inoltre, sulle labbra e sulla barba, tracce di color oro eseguite recentemente utilizzando un pennarello. Si notavano distacchi di scaglie nella barba e nelle arcate sopraccigliari. Il busto presentava un precedente intervento di restauro che aveva utilizzato un perno in metallo e cemento che andava a ricoprire l’intera superficie della frattura creando grossi spessori. La colonna portante aveva depositi terrosi, macchie nerastre e aloni giallastri alla base.
Le superfici sono state ripulite meccanicamente e sono stati successivamente effettuati lavaggi evitando agenti chimici troppo aggressivi. Gli incollaggi della testa con il busto e del busto con la colonna sono stati rinforzati utilizzando una barra in fibra di vetro; sono stati inoltre incollati alcuni piccoli frammenti alla base del collo e nella barba. Sono state poi effettuate integrazioni in corrispondenza della barba, del colletto della giacca e in sostituzione del cemento asportato. Le superfici sono state infine rivestite con una emulsione acquosa di polimeri paraffinici con funzione protettiva dall’imbrattamento di vernici, spray, inchiostri e graffiti in genere.
Il busto di Luigi Ferrari, restaurato dalla “in opera”, società cooperativa conservazione e restauro di Reggio Emilia, è stato ricollocato nella vecchia sede dei giardini Ferrari.

I giardini Ferrari

I giardini della piazza Ferrari, che fanno parte dell’antico Rione Clodio, sono l’esempio più significativo dei metodi ottocenteschi di ristrutturazione urbana compiuta a Rimini col metodo dello “sventramento”. La Cassa di Risparmio, con una proposta del 1883, aveva acquistato il vasto numero di fabbricati che sorgevano su quell’area detta del Cuor di Gesù allo scopo «di secondare il pubblico voto che scomparissero dal centro della Città vecchi fabbricati luridi e pressoché abbandonati».
Effettuato l’acquisto, tutto fu messo a libera disposizione del Comune affinché si procedesse al risanamento della zona e ad una sistemazione stradale più adeguata alle necessità del traffico. Il consiglio comunale, abbandonata la prima idea di costruire un teatro, optò per una parziale demolizione dei fabbricati e, con delibera dell’ottobre 1894, per la sistemazione di tutta l’area risultante a giardino che, il 22 giugno 1895, a pochi giorni dalla tragica fine di Luigi Ferrari, venne battezzato col suo nome. La creazione della piazza valorizzò tutti gli edifici e le aree attorno ad essa e permise la dilatazione del vecchio centro degli affari (piazza Cavour).

Luigi Ferrari

Figlio del conte Sallustio, Luigi Ferrari era nato a Rimini nel 1848. Laureato in legge nell’università di Pisa, era entrato giovanissimo nella vita pubblica. Avvocato, consigliere comunale e provinciale, fu eletto deputato di Rimini e Forlì nel 1880 e rieletto negli anni 1882, 1886, 1890 e 1892. Sostenne la riforma elettorale e l’abolizione della tassa sul macinato. Fu sottosegretario agli Esteri nel primo ministero Giolitti, dal maggio 1892 al novembre 1893. Non si conosce dove e quando fu iniziato Massone; nel 1878 fu eletto Maestro Venerabile della Loggia “Fede” di Rimini e, nel 1885, fu consigliere dell’Ordine; nello stesso anno i Fratelli della Loggia “Giovanni Venerucci”, anch’essa di Rimini, si costituirono in comitato di soccorso ai malati di colera sotto il titolo di “Croce Verde” e gliene dettero la presidenza. Ferrari rimase vittima di un attentato politico a Rimini: stava rincasando alle ore 0,30 del 4 giugno 1895 in compagnia del prof. Vancini, primario chirurgo dell’ospedale, quando fu ingiuriato da un gruppo di persone, una delle quali arrivò a dire «Quel vigliacco di Ferrari! Bisognerebbe bruciarlo!». Alla richiesta del perché delle offese «uno di questi gli tira una revolverata e viene ferrito mortalmente nella barba o mandibola inferiore, perforandogli il collo; il dot. Vincini fu costretto di succhiargli il sangue dalla ferrita lungo il tragitto da quel luogo all’ospedale, acciò non rimanesse soffocato dal sangue stesso, il Conte arrivato che fu all’ospedale, disse io sono nato cattolico voglio morire cattolico, si confessò e per sei giorni sempre pregò, non poteva parlare per l’operazione subita per aver fiato alla gola, ma invece scriveva quello che voleva dire; non poté far la Santa Comugnone a motivo della ferrita alla gola, perdonò al suo assassino, fu in piena conoscenza fino agl’ultimi di sua vita, ebbe tutti i Sacramenti».
La morte sopravvenne dopo quattro giorni di agonia. «La morte del Ferrari dispiacque a tutti, gli furono fatte solenni onoranze funebri, dove vi erano sette concerti, le rapresentanze Reali, Governative, Provinciali e Comunali, vi erano molte società anche polittiche e molto Clero, e tre carri di ghirlande. Il povero Conte Ferrari in polittica è stato poco coerente perché da prima era Repubblicano ultra, guasi Socialista, possia più moderato, e Realista, aveva una condotta riguardo a Religione pessima, tanto per i suoi discorsi fatti anche qui vituperando la nostra Religione Cattolica, dicendola bugiarda, e tant’altri errori, come pure in quanto a condotta morale poco plausibile, era disgiunto dalla moglie da molti anni, ed aveva un posto ellevato nella setta Massonica; ma in quella sera fatale tutto in lui si cambiò, dicendo che era nato Cattolico e che così voleva morire, chiamò la moglie che era a Firenze, in una parola morì da vero Cattolico (Da “Le Cronache Verucchiesi” di Felice Carabini). Nell’adunanza straordinaria del 22 giugno 1895, a pochi giorni dalla tragica fine, il consiglio comunale di Rimini deliberò d’intitolargli il piazzale-giardino che si era ottenuto dalla demolizione dei fabbricati della zona del Cuor di Gesù.

Arnaldo Pedrazzi
Ariminum
N.1 Gennaio-Febbraio 2012

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