Nell’anno 2000 avremo il Teatro

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Pubblicato la prima volta il 22 Luglio 2019 @ 09:38

Posso aprire questo breve intervento informando i lettori che nell’estate che sta avvicinandosi cominceranno i lavori di ricostruzione del Teatro Galli. Il primo lotto riguarderà il restauro della Sala Ressi e il consolidamento statico della parte storica dell’edificio del Poletti, per un importo di 5.340 milioni (1. 750 dallo Stato; 900 dalla Regione; 2.690 dal Comune). Direi che questa è la notizia, perché dopo cinquant’anni dal. bombardamento che ha semidistrutto il nostro splendido Teatro, finalmente si determina un fatto nuovo, un’inversione di tendenza.
Il secondo lotto di lavori partirà nella seconda metà del ’98; la conclusione è prevista per la fine dell’anno 2000.
La concretezza di questo percorso si basa su dati di fatto: la soli­dità del bilancio comunale determina una buona capacità di inve­stimento che, se sostenuta dalla capacità progettuale, garantisce il raggiungimento del principale obiettivo della mia amministra­zione, la realizzazione di quelle grandi infrastrutture (fra cui il Teatro Galli) che garantiranno il futuro della nostra città. Questo è l’impegno preso con gli eletto­ri e intendo mantenerlo.
In questo momento il gruppo Natalini sta lavorando al proget­to definitivo del Galli e lo sta facendo sulla base di prescrizio­ni precise dal Ministero dei beni Culturali che comportano modi­fiche al progetto originale al fine di non interferire con i vincoli esistenti. Quindi, per favore, basta con le polemiche. La solu­zione progettuale in fase di ela­borazione rappresenta un punto di equilibrio di fronte al quale chi vuole davvero il teatro deve rimboccarsi le maniche e, possi­bilmente, dare una mano. Castelsismondo a sua volta sarà riportato al suo splendore entro il 2000 grazie all’intervento della Fondazione CARIM che ne prenderà la gestione per trenta anni facendone un qualificatissimo con­tenitore per grandi mostre d arte e conve­gni.
Entro il 1997 partirà anche il restauro delle mura sul lato meridionale e il recupero delle mura nell’area ex-Fiat nei pressi del ponte di Tiberio, grazie ad una permuta con i privati. Successivamente sarà scavato e restaurato il fossato per ridare slancio pro­spettico al grande complesso malatestiano.

La scelta di ricostruire un teatro moderno e di non riproporre il progetto polettiano fu compiuta dal Comune di Rimini con il concorso di idee del 1985 e, aggiungo, fu una buona scelta. Il teatro polettiano che conteneva fra i 900 e i 1000 spettatori, con gli obblighi di sicurezza attuali non arriverebbe a 750 posti; sarebbe poco più grande del Novelli, avrebbe un appa­rato scenico inadeguato alle esigenze teatrali (in particolare ope­ristiche) di oggi e un forte problema di gestione economica.

Va detto che da un punto di vista culturale la scelta del “com’era” sarebbe stata assai discutibile. Può essere valida per la Fenice perché l’incendio recentissimo ha lasciato imma­gini e sentimenti nella memoria dei vivi. Nel caso del Galli, a 50 anni dalla distruzione, si sarebbe trattato semplicemente della costruzione di un falso, una cosa disneyana con forti rischi di pacchianeria.
Altri Paesi d’Europa ci hanno insegnato il gusto del moderno ed anche quello della contami­nazione fra moderno ed antico. Dobbiamo essere consapevoli che in Italia la dimensione del patrimonio monumentale che il passato ci ha donato, vincola di più il presente, lo rende necessa­riamente più responsabile e più “conservatore”; ma attenti a non demonizzare il moderno, sarebbe come se considerassimo il nostro tempo ormai incapace di creazione artistica. Sappiamo tutti che non è vero.

Giuseppe Chicchi
Ariminum
N. 17, Marzo/Aprile 1997

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