Pubblicato la prima volta il 8 Dicembre 2016 @ 00:00
“Cosa ci hanno lasciato” di Grazia Nardi
Vocabolario domestico: “A zènd na candéla ma…”
Accenderò una candela a… ognuno al proprio santo, quando – era la più parte – non direttamente alla Madonna, perché nella vita quotidiana, anche al di là della fede religiosa, il rapporto con i santi non mancava, per lo più sotto forma di speranza, una sorta di riserva cui ricorrere quando la ragione volgeva al pessimismo.
Quella di accendere la candela per chiedere o ringraziare, era un’usanza diffusa, soprattutto tra gli strati più popolari come pure quella di conservare i “santini” magari appesi alle foto dei cari defunti, nel cassetto del comò o nelle tasche del cappotto. Non a caso la Santa più frequentata era Santa Rita, ritenuta la santa dei casi disperati. Non come oggi che le mamme si rivolgono alla divinità per chiedere che la figlia vinca il concorso di miss Italia o fare la velina in TV, allora le grazie più gettonate erano: trovare il lavoro dopo i lunghi periodi di disoccupazione, guarire da un male persistente e invalidante, nel periodo in cui non c’era ancora il servizio sanitario nazionale, essere protette da un marito violento…e per queste si andava in chiesa, negli orari fuori dalla messa, un po’ per non farsi notare un po’ perché si aveva l’idea che la richiesta avesse un carattere riservato e che la preghiera avesse più valore se rivolta in una forma intima, a tu per tu.
Poi c’erano le invocazioni giornaliere, quelle pronunciate sottovoce o solo pensate che dovevano servire a risolvere i piccoli guai quotidiani: perdere qualcosa era uno dei maggiori e più frequenti. “madunèina fam truvè al cèvi…e’ portafoj…”; evitare le liti in famiglia anche “santa Rita fa che mi marìd un ragna per la bulèta dlà luce..”. Devo dire che non erano molti i santi che sentivo citare in casa, a parte San Giuseppe, ricordato più per la “fugaraza” che altro, Sant’Antonio, protettore degli animali… tanto che c’era l’usanza a metà gennaio di portare a benedire gli animali presso l’omonima cappelletta in piazza Tre Martiri. Santa Lucia, protettrice degli occhi e della vista e Santa Rita.
Non mancava certo l’ironia sul San Giovese mentre, ogni tanto, vedevo qualcuno uscire di corsa da casa mentre si faceva il segno della croce “e’ tù bà l’ha è dièvùl… si moclè l’ha tiràt zó tót i sènt…”.
Il rituale della mamma era quello di accendere “la candela ma la Madòna” l’8 dicembre “tlà cèsa di Pavulòt”. A me piaceva accompagnarla perché mi affascinava quel grottino tenuto nella penombra che esaltava il bagliore delle candele, mi incuriosivano gli ex voto appesi ai muri con nastrini, mi piaceva leggere le dediche immaginando il mondo che si nascondeva dietro quei nomi.. ma quando chiedevo alla mamma di ritornarci mi rispondeva seccamente “nà, una vòlta l’an è basta, un spò andè pèr tóti al patachèdi”.