
Pubblicato la prima volta il 13 Luglio 2016 @ 18:27

Vi precedo: si, il titolo è forte e il post lungo. Mi spiace.
Però ci troviamo di fronte ad alcune cose da mettere in chiaro – ancora una volta, purtroppo – e alla tipica terminologia intraducibile, la cui percezione e sensazione, purtroppo, non trovano sinonimi più eleganti altrettanto efficaci. Un po’ come la parola anglosassone spam: certo, si potrebbe tradurre in “pubblicità informatica indesiderata” ma apparirebbe concetto un poco forzato e privo del mordente telegrafico originale. Ecco, “stare sulle palle”, allo stesso modo, non può essere altrimenti comunicato poiché non possiede l’ambiguità di fastidio, è un concetto (e un contesto) radicalmente diverso e molto più profondo della semplice antipatia e contiene quel pizzico di nebulosa avversione aprioristica verso i ‘senza patria’ che implica anche un sottile e subliminale ostracismo dell’interlocutore, a prescindere.
Ordunque: dopo quattro anni di attività e mille riflessioni quotidiane, ho raggiunto la personale e granitica certezza: Rimini Sparita sta sulle palle, a molti. Vediamo perché…
1) Non abbiamo padrini politici. Sin dal primo istante di attività, abbiamo fortemente sostenuto e divulgato la nostra apartiticità: ritenevamo – e riteniamo – che l’indipendenza ideologica sia sinonimo di onestà intellettuale e serietà personale. E una garanzia per gli associati e per i collaboratori. Certo, questa indipendenza ci ha permesso di illustrare e celebrare senza remore la Liberazione di Rimini e i suoi Martiri ma anche di raccontare – senza enfasi né retorica, poiché la Storia comunque “non è un’opinione”, come la matematica – il Ventennio locale e i suoi protagonisti. Allo stesso modo non ci siamo mai ‘aggrappati’ alle istituzioni, poiché secondo la medesima logica saremmo stati tacciati, volta per volta, di faziosità e/o opportunismo. Abbiamo solo chiesto (e ottenuto) il patrocinio permanente dal Comune di Rimini il 21 marzo 2013 per poter ‘formalizzare’ la nostra attività e godere di servizi pubblici in modo trasparente e gratuito (come, ad esempio, l’accesso e l’utilizzo limitato del Fondo Fotografico della Biblioteca Gambalunga): superfluo – ma necessario – sottolineare che il Patrocinio non rappresenta né una forma di finanziamento (non abbiamo chiesto e tantomeno ricevuto un centesimo dalla collettività) né una sorta di accesso burocratico prioritario e agevolato ai protocolli in caso di inziative complesse. Il ritorno dell’altalena in riva al mare, per parlare di fatti recenti e noti a tutti, ha richiesto tre anni di normalissima anticamera, diversi professionisti preparati (nonché di buona volontà, spesso volontari) e dosi massicce di italica e paziente tenacia.
Non avevamo però considerato che, nel nostro Paese, essere indipendenti non vuole dire godere della simpatia e della stima a 360° ma… stare sulle palle, appunto, un po’ a tutti. Non essere allineati. Non beneficiare di canali preferenziali. Vivere sempre un po’ ai margini del mainstream (quando non esclusi sistematicamente e aprioristicamente) e, comunque, non riuscire a essere coinvolti neanche da quello underground. Vedere il proprio nome comparire sulle testate televisive nazionali – a costo zero ma a modestissimo beneficio di tutti – e non su alcune, precise testate giornalistiche rionali, che ti ignorano o, se possono, cercano di sbeffeggiarti indirettamente o proporre cattiva informazione sulla tua attività nonostante le nostre buone (e chiare) intenzioni. Ti tirano sempre le pietre, diceva Antoine.
E’ però la garanzia e la serenità del poter pungolare qualsiasi soggetto, sui temi a noi/voi cari, indipendentemente dalla posizione occupata e dall’area ideologica del destinatario. Ed è una bella soddisfazione.
2) Non abbiamo padrini economici. La nostra attività, “forte” di un manipolo di associati eroici (dato l’esiguo numero è necessario e doveroso definirli – e contemporaneamente ringraziarli – in questo modo, capaci anche di sborsare ben 10 Euro cadauno) e di una Redazione di pazzi, è da sempre alla “canna del gas” e lancia quotidianamente il cuore oltre l’ostacolo contando solo sulle proprie forze e sul proprio tempo, spesso sottratto alla famiglia, allo studio, al lavoro, allo svago. Le risorse finanziarie sono sempre insufficienti: l’attrezzatura, di nostra proprietà e condivisa con l’attività associativa, convive con qualche apparecchiatura obsoleta, dismessa e donataci da alcune aziende sensibili. La sede, in comodato, è stata messa a nostra cortese disposizione dal proprietario per custodire in modo dignitoso gli archivi e sistemare qualche scrivania. Nella nostra breve (ma intensa) vita associativa abbiamo goduto di due collaborazioni ufficiali e insperate: la prima con Banca Carim che, a fronte del supporto gratuito nella selezione degli scatti di Davide Minghini da divulgare in sinergia sui propri social network, si è presa carico del pagamento dei diritti delle foto scelte presso la Biblioteca Gambalunga; la seconda con il mobilificio Ferrimobili, che ha creduto da subito nel recente ritorno dell’altalena in riva al mare e si è accollato tutte le spese legate all’installazione, concretizzando quel sogno di pochi che è divenuto entusiasmo di tutti.
Aggiungiamo che un momento interessante e lusinghiero di finanziamento è stata la partecipazione, attraverso il portale Eticarim.it, alla raccolta via crowdfunding della somma necessaria ad acquistare uno scanner Super8 in Alta Definizione, grazie al quale saremo in grado di affiancare soggetti pubblici e privati – sempre gratuitamente – nella digitalizzazione degli archivi visivi per poterli mettere a disposizione, senza alcun fine di lucro, su un futuro portale. Dobbiamo solo avviare il progetto, ma ci manca il tempo materiale.
3) Siamo dilettanti. E qui non si scherza.
Mai scendere nell’arena. Stai in panchina e non toglierti neanche la tuta, mi raccomando. Qui giocano solo i professionisti, quelli che vanno in tivvù e scrivono libri. Si, perché la passione e l’eventuale talento (qualsiasi esso sia) non va esibito, la passione, vera, cristallina, accademica, è prerogativa dei big. Tu limitati ad abbozzare, a chiedergli una dedica, a portargli l’acqua. Cosa pretendi? Sei un parvenu della divulgazione, Internet è “una cazzata” (cit.), “lasciate perdere…” (cit.), “dove hai preso quelle foto?” (cit.), “quello è mio, quella è mia!” (cit. cit. cit….).
Poco importa che tu ti sia sempre fieramente dichiarato, sin dal principio, dilettante, semplice appassionato, sperimentatore di un modo diverso di divulgare l’iconografia passata e di raccontare le nostre storie, anche quelle minori, che poi sono le storie di tutti, anche le loro. Anzi, il fatto che tu sia dilettante poi autorizza qualcuno dei suddetti, paradossalmente, a sbirciare di sottecchi le sciocchezze che fai e che pubblichi sottraendo, a propria volta, materiale senza citarti: sei la mascotte, l’ultima delle riserve, ma cosa pretendi? Il timore, anzi il terrore, è che “cerchi di razzolare nel loro orto” (come ama spiegare il nostro Jacques) ma tu sai di esserne stato sempre lontano, certo della fucilata del contadino o del morso del cane da guardia sempre all’erta.
Ma il bello della Rete è proprio questo e siamo fieri di aver sperimentato e consolidato, da anni, un modo diverso di approcciare le [modestissime] informazioni da noi raccolte o elaborate e di valorizzazione dei talenti locali diffusi. Gratuità, immediatezza, reperibilità, accessibilità, ovviamente sempre nel rigoroso ambito del fair use: questi elementi assoluti e universali, vitali per la divulgazione della cultura anche (e soprattutto) tra gli appassionati in difficoltà economica o logistica e tra gli studenti più giovani, risultano ormai incontenibili. Opporsi e contestarli capricciosamente appare oggettivamente anacronistico e, se vogliamo, sgradevolmente snob.
4) Siamo volontari. E’ inutile, se non irritante e offensivo, che alcuni continuino a ritenere e reiterare ambiguamente che “alle spalle” di “Rimini Sparita” operano in realtà, direttamente o indirettamente, pubblici amministratori, operatori commerciali o soggetti portatori di interessi e finalità particolari: i nostri nomi sono noti, siamo sempre noi (anzi, ci siamo rassegnati al fatto che non si aggreghi nessuno poiché conscio del lavoro, della dedizione e della frustrazione che implica la nostra avventura), non siamo né saremo mai il “braccio armato” di chichessìa. Siamo spinti solo dalla semplice passione per la storia e le storie della nostra città: per essa versiamo sudore e denaro delle nostre tasche da oltre quattro anni. Possiamo al limite comprendere che appaia, agli occhi piccini e provinciali, un po’ marziana la dedizione completa e quotidiana alla causa comune e l’esposizione in prima persona senza padrini, appunto, né risorse… ma mai, come in questo caso, la dietrologia appare personalmente sgradevole: fatevene una ragione, non è così complicato.
Nicola Gambetti
P.S.: Ma allora, chi (o cosa) ce lo fa fare? Affidiamo la risposta alle semplici ed emozionanti parole della blogger Chiara Biacchi: (…)
“È tornata l’Altalena” mormora la gente sulla riva del mare…
Una sola, bagno 24.
In fila nell’acqua i bambini per fare un giro sul mare, davanti le mamme per fotografare il momento, nell’aria i ricordi di giorni lontani e nello specchio del mare la stessa gioia di allora.
Dondolo le mie bambine, una e poi l’altra.
Sveva mi dice “Più forte mamma, sempre più su!”. Spingo e le chiedo così forte dove vuole arrivare.
“Mamma, devo vedere dove finisce il mare!”.
Appunto.
Passate di qui, basta poco per sognare.
Grazie a chi ha la voglia, l’amore e il coraggio di ricucire su questo strano presente le cose belle di ieri. Anche con un’ Altalena.”
Ciao vi faccio i miei complimenti per tutto quello che fate spero che teniate duro . Peccato non trovo neanche foto dei mitici tranpolini che cerano in mare negli anni 60.
Caro Giuseppe, ci sono… devi cercarle negli appositi album fotografici!
Grazie per le belle parole