Pubblicato la prima volta il 5 Marzo 2019 @ 08:48
Da più di tre anni facciamo del nostro meglio, quotidianamente e volontariamente, cercando di diffondere un po’ di storia cittadina “spicciola”, da appassionati non accademici quali siamo: non so se lo abbiamo fatto nel modo adatto, nel modo adeguato… ma, credetemi e credeteci, quello stesso modo era il frutto del nostro entusiasmo e del tempo rubato alla famiglia, al lavoro, allo studio.
Quasi quattordicimila click su quel benedetto tasto “mi piace”, per una pagina che non vende t-shirt accattivanti, non divulga vignette satiriche o pecorecce ma cerca di valorizzare, in modo efficace e nostalgico, storie locali e dialetto romagnolo anche sul proprio blog, ci fanno sperare che Facebook – e Internet in generale – non sia poi così qualunquista ed effimero come tanti credono e temono. Molti “illustri” concittadini, infatti, già dalle prime settimane di vita della nostra iniziativa, non solo non credevano a questo nostro piccolo grande sogno, ma ci schernivano prospettando goffi riscontri e liquidando l’obiettivo della neonata “Rimini Sparita” come – cito letteralmente – «una cazzata» (sic).
Contemporaneamente alla nostra strutturazione in Associazione, risalente al settembre 2012, abbiamo chiesto e ottenuto un riconoscimento istituzionale che, speravamo, ci avrebbe portato quel minimo di “visibilità” (leggi: piena disponibilità alla collaborazione) che, a tutt’oggi, ancora non si è concretizzata offrendoci, purtroppo, una quotidiana e costante sensazione di solitudine e, paradossalmente, di totale invisibilità agli occhi delle organizzazioni omologhe cittadine nonostante il continuo e progressivo riscontro popolare. Tutti ormai conoscono “Rimini Sparita” ma, quando si tratta di avviare una sinergia, nessuno la cita, la contatta, la avvisa chiedendo una visibilità e un supporto che non abbiamo mai negato (anzi, abbiamo sempre stimolato).
Per inciso: non abbiamo MAI ricevuto neanche un centesimo né dall’Amministrazione, né da organizzazioni private, né da sponsor di qualsiasi tipo e settore. L’unico…. “sostegno” (!) negli anni è stata la cifra annuale di 10 Euro versata dai soci fondatori e la quota associativa (5 Euro) pagata da un manipolo di “pionieri” e in molti casi non più rinnovata; l’unica collaborazione fattiva in essere è rappresentata dalla partnership con Banca Carim, finalizzata alla veicolazione delle foto storiche appartenenti al Fondo Minghini, che si concretizza nel mero pagamento, alla Biblioteca Gambalunghiana, dei diritti delle foto scelte dai nostri redattori e pubblicate sui social networks della Banca e di Rimini Sparita. Ribadisco: l’attività della nostra associazione, sino a oggi, rappresenta un segno negativo nelle finanze dei soci fondatori, che coprono da sempre di tasca propria software, hardware, servizi, tessere associative, visite guidate, timbri, affitto della stanza operativa, collegamenti internet, etc. (un ringraziamento al socio fondatore Gianluca Zamagni che, da parte sua, ha sempre fornito a titolo personale e gratuito hosting e dominio per il sito).
Questa lunga premessa per togliere qualche “sassolino dalle scarpe” e ribadire nuovamente come stanno le cose: personalmente, purtroppo, lo sconforto è dietro l’angolo e mi è più volte balenata la tentazione di mollare tutto… ma penso all’entusiasmo dei miei figli piccoli – che qualcosa in più sulla città hanno imparato, da questa modestissima pagina – e alle inestimabili opportunità di relazione che sono nate dall’attività di “Rimini Sparita”: prime fra tutte tra i membri della redazione, ma anche tra concittadini mossi e permeati dalla medesima, inesauribile passione il cui calore quotidiano è il carburante unico e fondamentale della nostra attività.
Non abbiamo MAI chiesto nulla a nessuno, sapevamo a cosa andavamo incontro attivando i canali digitali e lo abbiamo affrontato con serenità e perseveranza… ma oggi, di fronte alla possibilità di contribuire per finalizzare un nuovo e ambizioso progetto che porterebbe Rimini all’avanguardia per quello che riguarda “il primo archivio video amatoriale online del Novecento“, rimaniamo sconcertati (e piuttosto amareggiati) nel constatare che, su quasi 14.000 persone che gravitano attorno alla nostra pagina, NESSUNO (0-persone-zero) ha donato almeno 10 Euro per sostenere l’iniziativa divulgata nel post “in evidenza” da giorni, per realizzare la quale si rendono “ovviamente” necessari dei fondi.
Scusate lo “sfogo”, per me doveroso nei confronti della nostra redazione ma, pur comprendendo le difficoltà ed eventuali perplessità contingenti e inevitabili, mi chiedo (e ci chiediamo) se la Rete abbia ormai mal/educato gli appassionati a ritenere la gratuità elemento imprescindibile dall’attività…
Nicola Gambetti