“E’ mèsa i sòld säta e’ madòun”

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Pubblicato la prima volta il 25 Maggio 2017 @ 00:00

Cosa ci hanno lasciato” di Grazia Nardi
Vocabolario domestico: “E’ mèsa i sòld säta e’ madòun”

Nasconde i soldi sotto il mattone: non solo un modo di dire per definire chi ostenta pubblicamente una condizione di povertà mentre cela il “gruzzolo” di cui dispone, ma anche una vera e propria usanza del tempo che fu, quando per sottrarlo alla vista ed alla cupidigia di qualche malintenzionato, il “mucchietto” anziché nel cassetto del comò si metteva sotto un mattone del pavimento, magari sormontato dal baule, una specie di cassaforte “fai da te”.

Un metodo ripreso anche in diversi film comici degli anni ’50 con Totò e Peppino de Filippo, in alternativa a quello di nasconderlo nell’intima del materasso. A giudicare dai tempi che corrono per quanto attiene al trattamento dei risparmi è probabile che l’usanza ritorni in voga.

L’espressione stava ad indicare l’avaro, l’arpagone comunemente definito anche con “l’è un c’un magna per nu caghè”, “l’è un ròsp”, commento accompagnato dal gesto delle dita della mano che “raspano” la guancia: “sé tmàgn ma chèsa su tfè i cagarèl stìl..” ”ut rigala gli òsi dlà pùlènta”, fino a cogliere la reale miseria che, per lò più, caratterizza l’avaro, quella d’animo “chi è ròsp tì sòld, l’è ròsp ènca tì sentimènt..”…”tanimòdi un si gòd “….. “uj portérà tlà casa..”

Dunque, questo modo di dire apre il tema, oceanico, dell’avarizia.. quella che qualcuno confonde con la parsimonia, che può avere livelli diversi fino a raggiungere l’ossessione di essere continuamente derubati, di finire sul lastrico ed intanto si finisce col vivere come se, sul lastrico, si fosse già.. un tormento che porta a diffidare di tutti… che può avere aspetti comici ma anche tragici. Ho visto personalmente contare i fiammiferi per verificare che tutte le scatole ne contenessero lo stesso numero “perché s’i po’ it fréga”, contare le mollette appese alla corda dei panni chè quando cadono bisogna raccoglierle “perché i sòld in sé tròva tì fòs”, “an so méga Palóni mè”…. mettere ad asciugare fogli di Scottex usati per “ottimizzare” i consumi, dato che “gli è fnìdi al nusi ma Bacóc”. Ricordo il babbo che trovava sempre la baggia nelle liquidazioni scarpe, abiti .. e quando la mamma chiedeva “ma per mè e per chi burdèl?”, risposta “ah j’èra snà per mè, j’avéva fnì tót..”. O la volta in cui il medico gli aveva prescritto una dieta di recupero dei chili persi a seguito di una colite ulcerosa… e si comprò, per settimane, una grossa bistecca al giorno, una sola per lui..e la mamma “e nùn?”, la risposta “è dùtór u mlà sgnèda mu mè méga ma vujèlt..”

Eh sì perché c’è una tipologia di “sparagnino” che la Elsa definiva “ròsp pèr cònt su…”: la più diffusa.

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