Bagni di mare di cent’anni fa

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Pubblicato la prima volta il 11 Ottobre 2018 @ 08:39

Fu intorno al 1830, or è più di un secolo, che sulla spiaggia di Rimini, subito a meridione dello sbocco del Marecchia, per l’arenile di dune vaganti e orti comparvero i primi bagnanti che entravano in acqua col capo coperto da ampi cappelli di paglia e con tali complessi abbigliamenti, che non lasciavano all’acqua più di quanto scoprisse un inappuntabile abito da città.

Giovani, per lo più, che si spogliavano, o meglio si cambiavano d’abito sotto le vecchie barche arrovesciate, lasciate a morire tra la sabbia. E i bagni di mare per certi erano un pretesto, o piuttosto così pareva ai benpensanti che non potevano trovar motivi per così bizzarri e insani maneggi se non i sovversivi ardori di giovani sediziosi, sì che nel ’34 in un giornale di Modena si scrisse che sotto il pretesto dei bagni marini i giovani liberali si raccoglievano a Rimini per congiurare in compagnia di fuoriusciti polacchi e francesi, contro il potere costituito, il governo papale, per instaurare il nuovo governo della “Giovine Italia”.

L’anno di nascita di Rimini, come stazione balneare, è però il 1843. In quell’anno tre giovani poco più che ventenni, Claudio Tintori e i fratelli conti Alessandro e Ruggero Baldini, costituirono una società in accomandita, e con un mutuo di 2000 scudi romani della Cassa di Risparmio di Faenza costruirono il primo stabilimento balneare.

Si discusse poi a quale dei tre risalisse l’idea prima, ma pare che per Ruggero Baldini ciò fosse quasi una vocazione e che egli, ancor fanciullo, nelle passeggiate sull’arenile andasse dicendo: “Quando sarò grande lo farò io un bello stabilimento”.

Questo era poi una costruzione di legno sorgente su palafitte, dall’acqua, a trenta passi dalla spiaggia a cui si accedeva per un pontile. Aveva sei camerini e fu inaugurato dal Cardinale Legato. Un servizio di carrozza a cavalli collegava la città, che ancora non si spingeva fino al mare, con il lido. I camerini costavano dieci o venti bajocchi per persona (due bajocchi in più nelle ore serali per le spese di illuminazione) e il bagno durava un’ora.

La gestione del primo anno si chiuse con un passivo di 700 scudi sì che il Tintori uscì dalla società e parvero avverarsi le previsioni dei benpensanti che non capivano come si potessero buttare tempo e denari nella sabbia e nell’acqua, ma i Baldini non si scoraggiarono ed ebbero ragione. Lo stabilimento prosperò e si ingrandì di anno in anno salvo nel 1848, quando Ruggero Baldini lasciò la città alla testa di 478 volontari per la guerra d’indipendenza.

da Le Vie d’Italia,
n. 8 Agosto 1950

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