Pubblicato la prima volta il 30 Ottobre 2018 @ 08:46
In dialetto la chiamavano “La streda de gas” ma il suo vero nome era “via degli orti” perché la zona era piena di orti.
Era costeggiata a monte da una lunga mura alta e al di là della quale vi era il deposito locomotive delle Ferrovie dello Stato, l’officina per la loro riparazione e un grande parco con tanti binari per lo smistamento delle locomotive e dei carri ferroviari.
Nell’altro lato della via (lato mare) vi era un fosso puzzolente e al di là una siepe alta oltre la quale vi erano gli orti. Il fosso serviva per lo scarico dell’officina del gas dove si bruciava il carbone vergine; col gas prodotto si alimentavano i grandi serbatoi che, a mezzo di condutture, alimentavano l’illuminazione della città: essa era disseminata di lampioni collegati alle tubazioni del gas che a sera venivano accesi dai lampionai per mezzo di una lunga asta in cima alla quale brillava una fiammella.
Oltre all’illuminazione pubblica l’impianto alimentava, con regolare contatore, alberghi, ristoranti, negozi e uffici.
[…] L’officina del gas, bruciando il carbone vergine, produceva il carbone coke che si vendeva ai fabbri della città che l’adoperavano nelle forge.