
Pubblicato la prima volta il 31 Ottobre 2018 @ 08:48
Ma voi non avete capito…. non avete capito proprio niente…. Quando rispondo ai vostri post, quando accuso… non è mica a voi che do la colpa… E’ a me che la do.
La prima cozza cruda, avrò avuto cinque anni, me l’ha offerta un amico di mio padre. Aperta, nera, immensa, tirata su dal porto canale. Che schifo! Due gocce di limone su un mezzo guscio violato da un coltello a serramanico, un cosa nera e gialla, immasticabile, sguiscida…. però guardavano tutti… Non te ne rendi conto, sei ancora troppo piccolo, ma è una prova da uomo, che lo sarai un giorno… l’istinto ti dice ingoia, tuo padre ti guarda: lo fai. Il succo di limone serve a guarire gli aromi del porto che sono troppo forti per i palati giovani. L’aroma del mare andrebbe gustato così com’è, senza aggiustamenti, ma ai ragazzini vanno insegnati per gradi.
La colpa. E’ a me che la do. Il molo della Barafonda era fatto di cubi grandi tre volte me, fatti di piccoli ciottoli di fiume affogati nel cemento. E il mare, la pioggia, le onde ed il tempo avevano scavato il cemento lasciando affiorare in evidenza i ciottoli che così rendevano difficile il camminare a piedi scalzi sulla loro superficie. Puntavano, sulla pianta dei piedi, spingevano in su. Non avevo mai camminato così a lungo prima di allora su una superficie che mi facesse male, che mi respingesse, che non potessi governare con un paio di scarpe, un paio di zoccoli. E mentre ero lì, a masticare il non masticabile, il peduncolo lattiginoso con cui il mollusco si attacca al suo guscio (ma sarà commestibile?) coi piedi ballerini su una superficie irregolare e cosparsa di gusci neri di altre cozze, spiaccicate, infestate da mosche e moscerini, ti verrebbe quasi da dire sanguinolente…. ma non mi sembra ci sia sangue nelle cozze, licore forse? Ma no, ti accorgi che è come fosse sangue perchè piccoli pezzetti strappati, squarciati, vengono attorcigliati su un amo, gettati nel porto. Anche sugli ancorotti per i cefali. L’ancorotto, vedete, non è propriamente un amo ma piuttosto quatto ami saldati a croce. Il cefalo ha una boccuccia così piccola che ci vorrebbe un amo piccolissimo per catturarlo. Con l’ancorotto invece è sufficiente la sensibilità del pescatore.. appena costui avverte che il pesce sta piluccando l’esca sferza la canna verso l’alto. L’ancorotto uncina il pesce nelle viscere e lo trascina verso la cattura. Dicono sia un pesce da fondo il cefalo, che si nutre di escrementi e di cose in disfacimento. Si nutre della colpa.
La colpa. Ah, lo so che vi viene il pensiero. Che mentre sei lì a diventare uomo, masticando a fatica davanti a persone il cui giudizio sembra legge lo sguiscido (che magari è anche una parola che non esiste, ma ora mica ce ne importa) non puoi negare il fatto che siete, tu ed il pesce che abboccherà all’amo, prede delle stesso futuro. E la cozza, ah la cozza vi ha fottuto entrambi. Ci. Ricordo che poco distante, nel porto canale, un tizio col bilancino pescava le anguille. Questo mentre io, che ancora masticavo forzatamente la mia bella cozza cruda, non avevo il permesso di fare il bagno. Ero giovane, non ero abituato al viscido di una cosa non cotta, al sipido di terra di un pesce grasso e di fiume ma di quante altre cose ero pulcino? C’è troppa sporcizia, diceva mio padre, il bagno fallo nell’altra parte della palata, quella che guarda la Barafonda. Era il 1957.
Ah già, la colpa. Ho detto che è a me che la do. Vero. La vita, e il depuratore, erano allora ancora di la da venire. In tutto questo tempo io non ho fatto niente. E di questo, purtroppo, niente ho insegnato a mio figlio.
Che nonostante qualsiasi precauzione lui e l’ambiente sarebbero comunque state “prede” dello stesso futuro.
Jacques
Mi ha fatto andare indietro nel tempo:odori , sensazioni, paure, libertà’ . Come qualcosa che riaffiora dal cuore.