Pubblicato la prima volta il 10 Marzo 2019 @ 08:47
…a 50 anni dalla mia bocciatura in terza liceo scientifico!
Amo seguire Rai Storia e alcune sere fa, mentre si ricordava l’esperienza educativa della “Scuola di Barbiana”, ideata da Don Milani, una frase in un filmato mi colpì allo stomaco: “Noi insegnanti di Barbiana non andiamo avanti nel programma educativo fino a quando l’ultimo degli alunni non ha capito”.

In parole povere l’attività didattica era in funzione del più “somaro” e non del più “bravo nell’apprendere”
Lei, professoressa, arrivò, nel 1964, come insegnante di Matematica assegnata alla nostra classe Terza del Liceo Serpieri non il 1° Ottobre, come si dovrebbe, ma solo molto più tardi.
Eravamo già a metà di dicembre,se non ricordo male, e fu presentata alla classe dall’esimio prof. Franciosi come la sua allieva preferita e molto preparata .
Io non mi sono mai considerato una grande cima nell’apprendimento, forse per le mie origini borghigiane, ma mi resi subito conto che Lei, per farci raggiungere il medesimo livello di preparazione, come da programma ministeriale, delle altre sezioni (che erano però partite nella data giusta del primo giorno dell’Anno Scolastico ‘64/’65) iniziò subito ad insegnare con il metodo contrario a quello di Don Milani.
Chi si dimostrava lento nell’apprendere l’Analitica, lo Studio di funzione e il concetto di infinito matematico non riceveva un aiuto suppletivo, anzi si abbandonava con un bel quattro tondo tondo e non tutti noi, duretti in matematica, potevamo permetterci di andare a ripetizione a pagamento nel pomeriggio.
Il Liceo, in quel tempo ormai lontano, era l’unico mezzo per poter entrare all’Università e solitamente, quando si arrivava in terza, si era tutti convinti che bene o male, anche se rimandati, non ti potevano tagliare le gambe, dal momento che la vera selezione avveniva nei primi due anni.
Purtroppo, mentre ottenevo buoni voti nelle altre materie, io e Lei ci siamo persi durante le spiegazioni e ci ritrovavamo, mio malgrado, solo nei miei fallimenti durante le interrogazioni e così l’analitica, che Lei spiegava così velocemente, era destinata solo agli eletti mentre per alcuni di noi rappresentava lo zero assoluto.
Risultato finale? Rinviato a settembre “solo” in Matematica e ripetizioni dalla prof.ssa Sandon 3 volte alla settimana fino al giorno degli esami.
Prova scritta a settembre, con valutazione tra il 5 e il 6, e così ci siamo rivisti all’orale.
Un colloquio veramente indecoroso da parte di entrambi perché, invece di farmi domande di Analitica, Lei focalizzò l’attenzione sulla Geometria, un tema che durante l’anno accademico aveva trascurato per mancanza di tempo collegabile ai due mesi di ritardo nel prendere possesso della sua cattedra.
Fu un disastro annunciato tanto che per chiedere la promozione Le dissi, quando non fui in grado di dimostrare l’eguaglianza dei due benedetti triangoli, che dopo la maturità non avrei scelto una laurea in ingegneria o matematica ma avrei scelto la Laurea in Medicina Veterinaria.
Da quel momento che lessi il risultato “Bocciato” mi è rimasto, in tutti questi anni, il dubbio che l’aver detto a Lei di voler fare il medico degli animali era stato interpretato come una presa in giro, dal momento che scoprii,dopo qualche anno, che Lei era sposata proprio con un Medico Veterinario .
A distanza di 50 anni ricordo, come se fosse ieri, il dispiacere di mia madre e delle mie zie, però non mollai la scuola e invece di rifugiarmi in un collegio molto costoso, dalle parti di Fano, seguii il consiglio di una vicina di casa che si era laureata da poco in Farmacia a Urbino.
In Urbino, da appena 4 anni, era nato un Liceo Scientifico Statale (non parificato) dove gli insegnanti erano docenti sia al Liceo che all’Università e così, con mia madre e mio fratello, andammo a prenotare un posto nel convitto di Via Veterani dove potevo dormire e mangiare, come uno studente universitario, e frequentare il Liceo Statale, come un qualsiasi ripetente, senza dover pagare una scuola parificata.
La mia classe era di 15 allievi e con un corpo insegnante veramente giovane e preparato, dove non interessava assolutamente a quale famiglia appartenevi e se eri benestante o con genitori più o meno laureati.
Essere in 15 e non in 30 significava venire seguiti, essere coinvolti nelle ore di lezione e sottoposti a interrogazioni molto più frequentemente per verificare, questa volta, se eri rimasto indietro o facevi ancora parte del gruppo.
Così tre anni della mia vita scolastica mi tennero lontano dalla mia Rimini, dal Lunedì al Sabato, per colpa di quei due triangoli che non ero riuscito a dimostrare essere uguali e pensare che bastava sovrapporli!!!
Tuttavia Le posso assicurare che la Trigonometria (lo studio degli angoli…) e l’Analitica mi furono inculcati molto meglio di quando assistevo, da ignorante, alle sue spiegazioni e nell’esame di maturità, con i miei 15 compagni, facemmo un bel figurone….. anche se io venni ugualmente rimandato a settembre in una sola materia, DISEGNO, che però superai dopo un estate a ripetizione di prospettiva dal pittore Filippi.
Unico mio vero e grande dispiacere fu che mia madre era morta, per un male incurabile, nel febbraio del 1968 e non seppe come suo figlio era maturato .

L’Università di Bologna accettò la mia iscrizione e in 4 anni esatti nel dicembre 1972 ottenni la Laurea in Medicina Veterinaria come Le avevo sottolineato in quella orribile mezz’ora di interrogazione passata con Lei.
Sicuramente la mia vita professionale (e non) avrebbe potuto avere altre opportunità se mi fossi laureato 1 anno prima.
Non saprò mai se ci sarebbero state delle occasioni migliori o peggiori di quelle che ho poi incontrato.
So solo che l’Università la feci di corsa perché le mie zie, molto anziane, erano l’unica fonte sicura per completare i miei studi e il loro ricordo mi è sempre stato di insegnamento per tanti miei futuri comportamenti nel sociale.
Tuttavia il mondo è molto piccolo e ogni giorno, dalla finestra del mio studio, vedo la sua casa, a pochi metri dalla mia, e quello che le potevo dire a voce ho preferito scriverlo per tutti .
La saluto
Sergio Giordano
[segue una “risposta” inviataci, qualche giorno dopo, da Adalberto “Teto” Gambetti]
Pochissimi anni dopo( 71) passato dal Serpieri all’Einstein, ho subito il medesimo trattamento matematico. Classe quarta. Non sono andato oltre per l’accanimento di quella professoressa che applicava la politica dello sfrondamento per mantenere la pianta forte. Nel mio percorso professionale, sono poi diventato un dirigente di una multinazionale, se qualche collaboratore non otteneva i risultati richiesti, la responsabilità era prima di tutti mia e ne pagavo le conseguenze. Per fortuna, numeri e conti mi sono sempre tornati con precisione.
Alla faccia di quella insegnante che ha provato a cancellare i miei sogni. Stefano Baldazzi
Ho fatto il Serpieri molto prima: 1953-1958. La sezione dove c’era Franciosi andava molto bene, la mia, dove c’era un’allieva di Franciosi un po’ meno…ma non si era arrivati a questi punti. Forse la mia allieva di Franciosi non era la tua allieva di Franciosi (la mia aveva un nome che ricordava un fiore). In compenso per Lettere ho avuto il prof. Montemaggi che era veramente in gamba. Comunque tutto bene quel che finisce bene anche se hai dovuto affrontare particolari difficoltà. Buon Anno.
La professoressa in questione era la I. D. ?
Della Serie: “La vendetta è un piatto che va cucinato freddo”?
Alla mia età esattamente 50 anni dopo il mio ingresso all’Università quando,sottolineo ancora una volta. si poteva entrare solo con la maturità liceale, non si tratta di vendetta ma soltanto di una attenta analisi sulla mia incapacità ad apprendere le nozioni di matematica e forse dalla incapacità di una insegnante a trasmetterle ad un allievo ,uno su 20 ! Più che vendetta è guardarsi indietro sulla propria vita e tentare di scrollarsi da dosso ancora gli incubi notturni che periodicamente mi assalgano ” guarda caro Giordano che la tua laurea non sarà più valida fino a quando non ripeterai l’esame di Matematica con la signora ! “