Pubblicato la prima volta il 28 Ottobre 2018 @ 08:47

Oggi ricorre il settantesimo anniversario del martirio dei tre giovani partigiani riminesi impiccati il 16 agosto 1944 nella piazza attualmente ad essi intitolata.
Sulla facciata del palazzo di via Ducale n. 5 dove il 13 di agosto i nostri tre giovani eroi vennero catturati, si mormora per una spiata, in un anno imprecisato del dopoguerra la città ha posto una lapide recante questa epigrafe: “Pavidi servi dello straniero qui catturarono il 14 agosto 1944 (ma non era il 13?) Mario Cappelli – Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani, illusi che tortura e capestro cancellassero audacia e onore della gioventù antifascista riminese in lotta per la libertà e per l’indipendeza della patria- nell’anniversario del martirio questa lapide pose Rimini democratica e patriottica. Ripristinata dal Comune di Rimini il 16 aiosto 1995.”
La cosa strana, ed è ancora più strana se si considera che la cosa è risaputa da tutti senza che nessuno tra gli addetti ai lavori sia mai sinora riuscito a correggere l’imperdonabile errore, è che i nostri eroi non vennero catturati in quel luogo, che come ognun sa riguarda la facciata del Palazzo dei conti Cassoli all’epoca dei fatti da trent’anni di ragione dell’Istituto San Giuseppe come anche il Palazzo Soleri al n.241 di corso d’Augusto in quanto entrambi donati nel 1914 da suor Giuseppina all’Aiuto Materno.
Di fatto la cattura avvenne presso quella che all’epoca era, sebbene vuota perché abbandonata durante il passaggio del fronte, la Caserma Ducale più nota tra la gente del borgo col nomignolo di Casermone al n. 7 di via Ducale, rimasta in proprietà del Comune fino al 1958 quando, dopo aver servito per oltre un decennio a precario alloggio di povere famiglie rimaste senza casa in seguito alle devastazioni procurate dalla guerra, venne demolita per essere l’area di suo sedime donata al San Giuseppe allo scopo di costruire, agevolandosi di numerose altre donazioni nel frattempo intervenute, un nuovo e moderno Ospedalino dei Bambini, come di fatto avvenne.
In occasione delle celebrazioni dello scorso 25 Aprile mi sono attivato per correggere il refuso presso le medesime istituzioni cui anche oggi rivolgo questa denuncia, ma ma allora non è successo niente, nonostante la mia segnalazione sia finita su LA VOCE e ripetutamente postata su Facebook. Si dirà che per queste cose non c’è nessuna fretta, ma io resto personalmente convinto che se dovessi smettere di parlarne ben presto tutto finirebbe nel dimenticatoio, come è sempre stato e sarà. Ma io non demordo, anche perché l’ho promesso a delle persone che hanno vissuto quei tragici momenti e conoscono bene la verità, purtroppo col passare del tempo sempre meno presenti. Io sono in grado di indicare, a richiesta, i loro nomi e il loro indirizzo. L’ho detto fin da quando mi sono messo a disposizione di chiunque possa fare qualcosa nel senso auspicato, ma finora nessuno mi ha mai contattato.
Paolo Semprini
Sono sempre io, l’autore dell’articolo. Ieri 15 agosto 2014 fonti molto vicine all’A.C., all’Ist.Storico per la Resistenza e all’A.N.P.I. mi hanno comunicato che l’errore e’ irrilevante, dato che solo pochi meri separano il palazzo Cassoli con l’ex Caserma Ducale, attualmente sede di uffici comunali. Ma, dico io, non e’ forse come se si andasse a piangere il morto pregando su un’altra tomba ? Roba da matti, e pensare che basterebbe aggiungere nella lapide al posto di “QUI” Lalocuzione giusta “nella Caserma Ducale che fino al 1958 sorgeva qui accanto”
Purtroppo l’approssimaione in un caso come questo, e’ una distorsione degli eventi!
Le testimonianze da lei accuratamente raccolte, spero abbiano un ascolto da chi nell’ambiente comunale, sicuramente potrebbe adoperarsi per la correzione dovuta.
Non sono di Rimini ma,mia madre lo era e le vacanze estive fin da l’età’ di un anno, le ho trascorse nella casa di famiglia degli anni 20 di via lagomaggio.
L’approssimazione e la poca attenzione soprattutto di un Istituto Storico sono come la negazione della propria funzione: per esempio sul Ponte di Tiberio nelle fotografie a destra dell’entrata da Ravenna, la famosa dei greci che lo attraversano dopo la liberazione è incredibilmente datata Ottobre 1944 (invece di settembre 1944)….. nemmeno la da data della liberazione di Rimini fa testo