Pubblicato la prima volta il 8 Agosto 2018 @ 09:48
Diversi scrittori di cose riminesi riportano la notizia di un curioso ritrovamento sulla sommità dell’arco d’Augusto.
Raccontano gli storici che in casa dell’abate Giovanni Battista Gervasoni Angelini, importante collezionista di monete, medaglie e reperti archeologici, si trovava un piede di candido marmo, a suo dire rinvenuto tra i merli dell’arco. Era opinione comune che il piede appartenesse ad una delle statue che anticamente adornavano l’arco, distrutte in tempi storici o dall’avvento dei barbari o durante una delle tante battaglie sostenute dalla città. Il reperto passò poi nelle collezioni di Giovanni Bianchi – il celebre Jano Planco – finchè, insieme ad altro materiale, non venne venduto dagli eredi al Comune.
Si tramanda che nei pressi dell’arco venne rinvenuta anche una testa di cavallo, posseduta all’epoca dai marchesi Belmonte Cima che la utilizzarono come chiave di volta dell’arco centrale della loggia che conduceva alle scuderie del loro palazzo in città. Sulla testa, ora presso i Musei comunali, si notava il segno delle dorature delle briglie, indizio probabile del fatto che l’animale fosse aggiogato ad un carro, o ad una biga.
Bibliografia:
Tommaso Temanza, Delle antichità di Rimino, Venezia, 1741.
Luigi Nardi, Descrizione antiquario-architettonica con rami dell’Arco di Augusto, ponte di Tiberio e Tempio Malatestiano di Rimino, Rimini, 1813.
Maurizio Brighenti, Illustrazione dell’ arco d’Augusto in Rimini, Rimini, 1825.