Pubblicato la prima volta il 14 Luglio 2018 @ 09:47
Se si percorre via Leon Battista Alberti diretti in via Alessandro Serpieri non si può non rimanere affascinati dalle arche marmoree che da centinaia di anni sorvegliano questo tratto di strada. Quanti di noi sanno con certezza a chi sono state destinate?
Nel primo sarcofago riposa il poeta Basinio Basini (1425-1457), noto anche come Basinio da Parma o Parmense, ad indicare la città di origine. Nacque da Vincenzo Basini, uomo d’armi di origine mantovana, nel castello di Tizzano, dal quale mosse verso Parma, Mantova e Ferrara dove compì gli studi. Nel 1449 si trasferì a Rimini alla corte di Sigismondo Pandolfo Malatesta, per il quale scrisse il Liber Isottaeus, in onore di Isotta degli Atti, e quella che viene considerata la sua opera maggiore, l’Hesperis, un poema epico in 13 libri scritto per celebrare le glorie di Sigismondo Pandolfo. Sul sarcofago è inciso:
• BASINII • PARMENSIS • POETAE •
D • SIGISMVNDI PANDVLFI • MAL • PANDVLFI • F •
TEMPESTATE • VITA • FVNCTI • CONDITA •
HIC • SVNT • OSSA
Il secondo sarcofago contiene i resti mortali di Giusto de’ Conti da Valmontone (ca. 1390-1449). Dottore in giurisprudenza, tesoriere pontificio nelle Marche, si trasferì alla corte di Rimini per volere dello stesso Sigismondo Pandolfo, che lo ricevette nel 1447 in qualità di ambasciatore da parte di papa Nicolò V. Possiamo leggere, incise sul lato della facciata prospicente la via, le seguenti parole:
IVSTVS • ORATOR • ROMANVS • IVRISQVE •
CONSVLTVS • D • SIGISMVNDO • PANDVLFO •
MALATESTA • PAN • F • REGE • HOC • SAXO • SITVS • EST
Il filosofo neoplatonico bizantino Giorgio Gemisto, detto Pletone (ca. 1355-1452) occupa il terzo sarcofago. Nel 1438 Pletone, insieme ad altri filosofi orientali, tra i quali vale la pena ricordare il futuro cardinale Giovanni Bessarione (1395-1472), venne in Italia al seguito dell’imperatore bizantino Giovanni VIII, per partecipare al Concilio di Ferrara e poi di Firenze. Morì a Mistra (Sparta) quasi centenario. Durante l’assedio di Mistra Sigismondo Pandolfo ritrovò i resti del filosofo e nel 1465 li portò a Rimini. L’incisione recita:
IEMISTII • BIZANTII • PHILOSOPHOR • SVA • TEMP • PRINCIPI • RELIQVVM•
SIGISMVNDVS • PANDVLFVS • MAL • PAN • F • BELLI • PELOP • ADVERSVS • TVRCOR •
REGEM • IMP • OB • INGENTEM • ERVDITORVM • QVO • FLAGRAT • AMOREM •
HVC • AFFERENDVM • INTROQVE • MITTENDVM • CURAVIT • MCCCCLXV
Il quarto sarcofago è quello di Roberto Valturio (1405-1475), storico e scrittore vissuto alla corte malatestiana, autore del celebre trattato De re militari, composto tra il 1446 ed il 1455. Svolse anche funzioni di consigliere e ambasciatore. L’epigrafe così recita:
ROBERTI • VALTVRII • QVI • DE • RE • MILITARI • XII • LIBRIS • AD • SIGISMVNDVM •
PAN • MAL • F • ACCVRATISSIME • SCRIPSIT • QVIQVE • ROBERTO • MAL • FILIO •
COMITATE • INSIGNI • FACVNDIA • ATQVE • FIDE • CARVS • EXTITIT • PANDVLFVS • MAL •
ROBTI • F• SIGIS • NEPOS • AD • HUC • IMPVBES • OFFICII • MEMOR • HOC • MONVMENTO •
B • M • OSSA • CONDI • IVSSIT • VIX • AN • LXX • M • VI• D • XVI
La quinta arca contiene i resti dei medici Gentile (1473-1546) e Giuliano Arnolfi (1514-1547), prestantissimi e celebri li quali, colla dottrina e colla buona fortuna, superarono tutti gli altri medici di quel tempo, e componevano un assai ottimo Elixir Vitae col quale anche li quasi morti richiamavano in vita (Righini, Campione). Giuliano Arnolfi fu archiatra pontificio di una certa fama. Questa la loro epigrafe:
GENTILI • ARNVLPHO • PHILOSOPHO • AC • MEDICO • RARISSIMO • IVLIANI • ARNVLPHI •
MATHEMATICI • PHILOSOPHI • ET • MEDICI • PONT • MAX • ALEXANDRI • VI • FILIO •
QVI • VIXIT • ANNIS • LXXIII • OBIIT • MDXLVI •
IVLIANO • ARNVLPHO • PHILOSOPHO • AC • MEDICO • MAGNAE • EXPECTATIONIS •
GENTILIS • F • IVLIANI • NEPOTI • QVI • VIXIT • ANN • XXXIII • RAPTVS • MDXLVII •
PETRVS • MELGIVS • I • V • DOCTOR • SOCERO • ET • SORORIO • B • M • FECIT • MDL

Nella sesta arca non fu posto alcun corpo perchè il vescovo Sebastiano Vanzi (1513-1570) morì e fu sepolto a Orvieto, sua residenza episcopale. Prima di diventare vescovo di Orvieto, Sebastiano Vanzi lavorò a Roma sotto il Pontificato di Paolo V Borghese come Luogotenente dell’Auditore Generale della Camera Apostolica e Referendario delle due Segnature. Pio IV Medici lo creò Auditore della Sacra Rota e proprio Consultore. L’epigrafe, alquanto rovinata, recita:
SEBASTIANO • VANCIO • V • C • ET • ACUTISS • I • V • INTERPRETI •
QVOD • PATRIAM • CIVESQUE • SVOS • AMPLISS • MERITIS • PROSECVTVS • SIT • ET •
ACCVRATE • AB • SE • SCRIPTOS • IVRIS • COMMENTARIOS • EDIDERIT • QUODQVE • LITES •
PVBLICAS • VALDE • GRAVES • ET • DIVTVRNAS • TANDEM • DILIGENTIA • AC •
STVDIO • DIREMERIT • ROMAE • AD • HUC • VIVENTI • HUNC • MONVMENTI •
LOCVM • INTER • PRAECELL • VIROS • S • P • Q • ARIMIN • DAND • ASCRIB • QVE •
CENSVERVNT • L • D • D • D • ID • FEB • MDLVII •
PAVLI • IV • P • O • M • A • II
Il settimo ed ultimo sarcofago era stato preparato per Bartolomeo Trafighetti o Traffichetti da Bertinoro (1523-1579), medico, autore di alcuni scritti di materia medica. Benchè nell’iscrizione si legga hic tumulatum, durante la ricognizione delle arche eseguita nel 1756 il sarcofago fu trovato vuoto. Traffichetti fu infatti sepolto nella cappella del SS. Sacramento della chiesa dei Santi Bartolomeo e Marino (Santa Rita). Ecco l’epigrafe:
HOSPES • BARTOLOMAEVM • TRAPHIGHETTVM • HIC • TVMVLATVM •
SI • NOVISSES • VIVVMV OPTARES • ETV FLERES •
NEVTICAM • SOLVS •
AEGROS • VISITANS • ALISS • VITAM • ADAVGEBAT •
SCRIPTITVRANS • EDITA • IN • OMNEM • POSTERITATEM • SIBI • IMINVEBAT •
AVGENT • HAEC • ET • MINVVNT • INSIGNIS • IACTVRAE • MOEROREM •
FLAMINIO • EIVS • FILIOV BARTHOLOMAEOQVE • NEPOTI •
IN • QVEM • AVITA • PATERNAQVE • PROFESSIO • PROPAGATVR •
MEDICINAE • DOCTORIBVS • OMNIBVS •
AVO • FILIO • NEPOTE • OBIIT • AN • AETATIS • LVI • SALVTIS • MDLXXIX
Grazie, per l’informazione, veramente interessante. So anche che una certa Malatesta Cleofe fu mandata in sposa al signore di Mistra per convertire al cattolicesimo la popolazione, ma non ebbe fortuna,ebbe due figli . Mi piacerebbe conoscere di più questa storia.
Cara Fausta, Cleofe Malatesta (+ 1433) era la figlia di Malatesta IV “dei Sonetti” (+ 1429), Signore di Pesaro, e di Elisabetta da Varano. Sorella di Carlo, Galeazzo e Pandolfo Malatesta, quest’ultimo arcivescovo di Patrasso, e di Paola, andata in moglie a Gianfrancesco Gonzaga, capitano del popolo di Mantova. Nel 1420 andò sposa a Teodoro II Paleologo, Despota della Morea, e dalla loro unione nacque Elena, che a sua volta sposò Giovanni II di Lusignano, re di Cipro. Il matrimonio tra Cleofe e Teodoro II, fortemente voluto da papa Martino V, rientrava nel progetto di ricomporre lo scisma d’Occidente.
La storia di Cleofe è stata difficile e tormentata, e ti invitiamo a leggere l’approfondito studio di Antonio Montanari, al seguente link:
https://www.scribd.com/document/15111588/Cleofe-Malatesti-sposa-per-Bisanzio-1421?ad_group=27759X986909Xb29f4e90b00283ffa77cbd9e4bca6ac1&campaign=Skimbit%2C+Ltd.&content=10079&irgwc=1&keyword=ft750noi&medium=affiliate&source=impactradius
un caro saluto,
la Redazione
Gentile redazione desideravo sapere quale potrebbe essere il vero motivo della controversia e dell’odio tra il Malatesta ed il Montefeltro. Mi stupisce tutti e due uomini versati nelle scienze e nel sapere. Raffinati umanisti e mecenati eppure in perenne conflitto. Perchè?
Grazie