Pubblicato la prima volta il 8 Aprile 2022 @ 12:52
La ormai serena filosofia colle quale Rimini considera le proprie rovine trova la sua origine non solo nello stoicismo del quale ha dato prova nel corso delle sue tragiche vicende, ma altresì nella certezza del suo domani, quando cioè, terminata la guerra, dovrà procedersi all’opera della ricostruzione.
Questa certezza riposa – oltrechè sui fattori morali che sorreggono l’animo dei cittadini e dell’Autorità municipale – ma su concrete previsioni e su pratiche possibilità di attuazione entro determinati e congrui limiti di tempo.
L’economia italiana, al cessar della guerra, sarà per inelutabilità di eventi e di situazioni, polarizzata verso poche direzioni che vorremmo dire obbligatore o per i trattati di pace o per l’assetto generale della economia dei singoli Stati o per le intrinseche capacità della Nazione: agricoltura, industrie manifatturiere, moli marittimi dopo la ricostruzione di una flotta mercantile, turismo. Soprattutto quest’ultimo settore di attività sarà fatalmente chiamato a contribuire all’integrazione del grave squilibrio della bilancia commerciale che per notevole periodo di anni inciderà sulla economia italiana per effetto della eccedenza delle importazioni sulle esportazioni: contributo che il turismo già apportava in misura decisiva specialmente avanti la guerra 1914-18 e che sarebbe continuato in misura crescente se, nel periodo fascista, fosse stata concepita e attuata una politica turistica con larghezza di vedute, modernità di sistemi, adeguatezza di mezzi, capacità tecnica: – capacità, dalla quale si sarebbero avvantaggiati gli altri coefficienti se a capo del turismo fossero stati collocati non dei burocrati o degli inetti, ma delle autentiche competenze, che pur non mancavano.
In questa funzione turistica Rimini dovrà avere una posizione di primissimo piano per la sua tradizione, la sua posizione topografica, le sue possibilità naturali, la stessa sua struttura organica. Il problema di Rimini cessa quindi dell’essere questione locale o regionale per assumere carattere d’interesse nazionale.
Già Rimini e le altre spiaggie che da essa su ambi i lati diramansi rappresentavano il fulcro dell’industra balneare italiana: questo ruolo dovrà essere conservato domani e potentato nella nuova provincia turistica che sorgerà colla funzione specifica della valorizzazione nazionale
e internazionale di Rimini e stazioni della riviera romagnola. Senza Rimini, il turismo balneare italiano resterà mutilato: con Rimini, seguirà un impulso ascensionale che solo questa città può imprimergli.
Per questo Rimini risorgerà più fiorente di prima.
Altro settore di sviluppo e di rinascita l’attività marittima: costruzioni navali già felicemente avviate negli ultimi anni, traffici navali di piccolo e grande cabotaggio dall’Adriatico al Mediterraneo, pesca e industrie conserviere della pesca.
Questi due campi di attività non possono mancare nè fallire come quella che sono insiti nell’economia nazionale di domani e consentanei alla capacità naturale di Rimini, perchè, caduta ogni possibilità di una economia autarchica o comunque artificiosa, potranno svilupparsi non le industrie estranee alle attitudini e alla produttività locale, ma solo quelle nel luogo e sul luogo possono trovare una base propria e autonoma.
A tre mesi dal tormento della guerra combattuta un piano regolatore e di espansione della città e della spiaggia sta già per essere portato a termine: piano che si distingue per vasto respiro, per modernità di concezione, per ponderato realismo rispetto al futuro assetto economico e alla cui attuazione non potranno mancare i capitali nazionali ed esteri, che la situazione di oggi e più ancora quella di domani convoglieranno verso quegli investimenti sicuri e redditizi, che il meccanismo finanziario del progetto offre all’attuazione dei detentori della ricchezza e che in parte stavano già realizzandosi.
Questa prova di vitalità merita di essere segnalata alla attenzione e alla simpatia della Nazione e dell’Estero anche come dimostrazione della capacità di ripresa di Rimini e come indice della volontà ricostruttrice del popolo italiano.
[Documento senza firma]
redatto su carta intestata della Segreteria Generale del Comune di Rimini
data sconosciuta (primavera 1945)
© Archivio di Stato di Rimini