Rimax e lo scoppio della cisterna

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Pubblicato la prima volta il 4 Marzo 2019 @ 08:48

60a10150_oCapitolo 12 – 1953 Lo scoppio della cisterna

Era una serata ancora tiepida per essere già la fine di ottobre e quell’unica strada che collegava il borgo al centro città era insolitamente frequentata. Sgusciando fra le gambe dei passanti il gatto attraversò la strada entrando nella macelleria a fianco del ponte. Sperava che il proprietario, come succedeva spesso, gli lanciasse un pezzo di polmone. Quando si verificò l’incidente era già lontano, diretto verso un sicuro nascondiglio dove avrebbe potuto sgranocchiare, indisturbato, il grosso pezzo di milza che teneva saldamente in bocca.

L’uomo fissò con lo sguardo l’assembramento e prese una decisione:

– Prendi il bambino e portalo a casa – disse alla moglie – qui è troppo pericoloso –

– Ma tu…. –

– Io devo restare a far sfollare la gente, ti raggiungo poi. Non ti preoccupare, non mi esporrò a rischi inutili. Ma sono un poliziotto ed è mio dovere fare in modo che tutta questa gente stia a distanza di sicurezza. Tieni, prendi il bambino. –

Rapidamente il piccolo fu trasferito dal piccolo sellino di una a quello gemello dell’altra bicicletta e la donna cominciò rapidamente a pedalare, voltandosi spesso indietro, percorrendo la strada che l’avrebbe portata al lungomare e di qui a casa.

L’uomo invece si affettò a tornare sui suoi passi verso il ponte per cercare di far sfollare la folla.

Pochi minuti prima, tornando in bicicletta con la moglie ed il figlio da un cinema del centro era appena transitato sotto il ponte quando il camion cisterna che lo seguiva lentamente e quasi sicuramente aveva sbagliato strada, con uno stridore di lamiera squarciata si era infilato sotto la volta di cemento rimanendovi incastrato.

Era bastata una scintilla e il combustibile liquido che era fuoriuscito dallo squarcio praticatosi sul bocchettone superiore si era incendiato colando in pallide lingue azzurre sulla curvatura della cisterna.

In pochi istanti, attirati dal rumore provocato dall’incidente, un folto numero di curiosi si era radunato a poca distanza dall’autobotte, incuranti del pericolo incombente.

Aiutato da un paio di colleghi il poliziotto cercava di convincere i curiosi ad allontanarsi ma il numero di questi, invece che diminuire, aumentava. Fortunatamente il calore che si sprigionava dal liquido infiammato impediva che si avvicinassero troppo ma il flusso di carburante continuava ad aumentare e a mano a mano che le fiamme si estendevano la temperatura delle lamiere aumentava.

Nel frattempo la donna aveva raggiunto la via che costeggiava il mare e lì sull’angolo si era fermata, scendendo dalla bicicletta. Si morse il labbro, indecisa. Il marito le aveva detto di allontanarsi ma molte persone invece stavano percorrendo in senso inverso il percorso che lei aveva appena fatto, dirigendosi verso il luogo dove un lieve chiarore rossastro illuminava la notte. Era inquieta, rispettava il giudizio dell’uomo ma l’aveva lasciato da solo.

Tolse il bambino dal seggiolino e si sedette vicino a lui sul gradino di un’abitazione in modo da poter tenere d’occhio il ponte lontano e, contemporaneamente, la bicicletta.

Immediatamente il gatto attraversò la strada e si mise a strofinarsi contro il bambino facendo le fusa, mentre lui ridacchiava divertito.

“Quel gatto – pensò lei – sbuca fuori di continuo e sembra essere dappertutto. Ma tornò a rivolgere la sua attenzione al ponte lontano.

Quasi contemporaneamente, con uno spaventoso ruggito, la cisterna prese completamente fuoco e mentre la folla si affrettava ad allontanarsi cercando di disperdersi lungo la strada e in quella adiacente, esplose.

Lo scoppio, con la cisterna incastrata com’era sotto le volte del ponte non permise all’energia sviluppata di scaricarsi verso l’alto e quindi eruttò due lingue di fuoco lunghe molte decine di metri nelle due direzioni opposte lungo la strada. L’esplosione fu terribile e sollevò letteralmente il ponte per almeno mezzo metro mentre il suo lampo infuocato bruciava tutto ciò che incontrava. Coloro che non si erano ancora allontanati abbastanza e coloro che stavano cercando di sgomberare la zona furono investiti dalla vampata, riportando gravi ustioni, mentre la nuvola infuocata passava sopra di loro, incenerendo gli alberi e i cespugli nei giardini.

Pezzi contorti e sformati dell’autobotte giacevano fumanti sparati via dalla violenza dello scoppio sparsi qua e là, lungo la strada. Dal buio, rischiarato debolmente dalle fiamme, provenivano gemiti, lamenti ed urla disperate.

La donna balzò in piedi, atterrita, mentre i primi fuggiaschi, gli abiti fumanti, la oltrepassavano per andare a gettarsi in mare. Vide di sfuggita che la schiena di molti che evidentemente al momento dello scoppio erano già in fuga, era completamente nuda, ciò che prima indossavano, vaporizzato.

Con un sospiro di sollievo vide passare il marito che, seduto sul sellino posteriore della moto di un amico, le gridò di tornare a casa. Lui sarebbe andato in ospedale a farsi curare le ustioni.

Quando fu passato vide che anche a lui mancavano completamente i vestiti.

In quel momento il bambino la strattonò.

– Mamma, dove va il babbo? E il gatto dov’è?

Ma da tempo Rimax non c’era già più.

6 Commenti

  1. Il racconto mi ha tolto il respiro: l’ho sentito diverse volte da mia madre che aveva i famigliari alla “Barafonda” (S.Giuliano Mare); mi raccontava che lo scoppio si è sentito fino a Miramare, dove abitava dopo essersi sposata. Lo stesso racconto l’ho letto sul viso di uno zio, fratello di mia mamma, che si è trovato a passare di là, in bicicletta, di ritorno dal lavoro. Una disgrazia immane per i morti e per i sopravvissuti.

  2. Avevo 4 anni, il più piccolo di 3 fratelli e una sorella.Abitavamo da poco più di un anno in una casa a (schiera dell’INA CASA, quindi su due piani) in via Gulli, poco distante quindi da dove avvenne questo disastro.Nei miei ricordi vagamente l’esplosione, molto vagamente.Però una cosa m’è rimasta in mente.Andammo di sopra e siccome molti palazzi ancora non c’erano, si vedeva benissimo il bagliore delle fiamme nel buio della sera…..Qualche giorno fa passeggiando vidi la lapide alla memoria di quel disastro. Passo quasi tutti i giorni ma mai l’avevo notata.

  3. Si è spento ieri il vice caporeparto Silvio Trovanelli uno degli ultimi vigili del fuoco che sono intervenuti quel giorno.
    Ha portato con se i segni delle ustioni.

    Ciao Silvio

  4. Caro Massimiliano, Penso che al funerale di Silvio ci siamo visti, inconsapevoli del comune legame che ci unisce al Defunto. Sono il fratello di Silvio e dalla Svizzera Ti ringrazio per il Tuo pensiero, visto che oggigiorno ci troviamo confrontati con una società che troppo presto si dimentica di ciò che fù.
    Un saluto da “Riminese” e Auguri di buona Salute!

    Aldo Trovanelli

  5. Mi ricordo perfettamente, avevo 4 anni, abitavo nelle case di Mussolini in P.le.Gramsci.
    Mia zia, ora quasi centenaria, porta ancora i segni.

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