Vent’anni fa, quando cambiò tutto

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Pubblicato la prima volta il 3 Luglio 2019 @ 17:15

Vent’anni fa, di fronte a quel mare color caffelatte, erano molti i riminesi a piangere. Lacrime vere, amare, nel vedere l’Adriatico ridotto in quel modo. Si piangeva per i turisti in fuga, ma non solo. Ancora più dal profondo saliva l’angoscia per quella che appariva una ribellione della natura. Per il senso di colpa di chi da questo mare aveva tratto tutto il benessere possibile, dimenticandosi troppo spesso di restituire qualcosa. Eravamo stati i primi, negli anni ’60, a dotarci di depuratori. Ma da allora la salute delle acque non era più stata esattamente in cima ai nostri pensieri. Ed ecco che dovevamo imparare una nuova parola, “mucillagine”.

Da quei giorni drammatici sono successe tante cose. Mentre gli scienziati non hanno saputo dirci gran che sulle cause, gli storici ci hanno assicurato che il fenomeno della “neve di mare”, com’era chiamata nel passato, si era verificato anche in tempi non sospetti d’inquinamento, come in pieno ‘700. Fenomeno naturale, dunque. Non nocivo, e meno male. Ma ciò non è sicuramente bastato per farci tornare quelli di prima.

Da quel biennio terribile – la mucillagine ricomparve anche l’estate successiva e poi, sporadicamente, anche in inverno – il nostro turismo non fu più lo stesso. Certo, la mucillagine fu solo una delle cause: la vacanza stava cambiando, gli stranieri avevano altre attrattive a buon mercato, le ferie diventa- vano sempre più brevi. Ma la riviera riuscì a reinventarsi con i parchi a tema, la notte del divertimento, senza contare che il turismo fieristico e congressuale spalancava le porte alla tanto agognata “de-stagionalizzazione”: insomma, gli hotel iniziarono a lavorare anche d’inverno.

Tutto bene quel che finisce bene, dunque? Mica tanto. Perché se la mucillagine non si è più rivista – e tocchiamo ogni amuleto possi- bile – e se è vero che non dipende dall’uomo un suo ritorno, la coscienza non ce la sen- tiamo del tutto pulita. Perché non possiamo dire che da parte nostra stiamo facendo tutto il possibile per non inquinare il nostro mare. Il problema sono le reti fognarie. Che in certe località, come Riccione, si provvide per tempo a sdoppiare, dividendo le acque “bianche” da quelle “nere”. Opera che invece a Rimini non si fece. È fatta. Farlo oggi significherebbe sventrare tutta città e spendere uno sproposito. Ma le soluzioni alternative, come portare gli scarichi in alto mare tramite apposite condotte, anche se appaiono efficaci a salvaguardare le rive, non ci fanno abbandonare l’impressione di essere poco più che ripieghi. Intanto, nell’attesa delle condotte, dopo ogni temporale il mare non è esattamente da depliant. Non sarà questione di domani, però il problema di una rete fognaria degna di una città che, volere o volare, vive dell’ambiente marino, Rimini prima o poi dovrà pur porselo. Ma una politica che vive alla giornata, sarà mai in grado di affrontare questioni che richiedono visioni strategiche e impegni finanziari che coprirebbero decenni?

Stefano Cicchetti
Chiamami Città
15 > 28 luglio 2009

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