Pubblicato la prima volta il 13 Luglio 2018 @ 09:47
La legge e le tradizioni romane proibivano l’uso di veicoli nelle aree urbane, per ragioni di sicurezza e anche igiene, essendo la trazione dei mezzi tutta animale. Dunque tutte le città erano, come diremmo noi, delle Ztl, zone a traffico limitato; non assente in assoluto perchè, allora come oggi, non mancavano le eccezioni. Per esempio, erano esentati dai divieti le donne sposate e gli ufficiali governativi in viaggio per servizio. La Lex Iulia Municipalis limitava l’uso dei carri da trasporto nelle ore notturne entro le mura cittadine e a un miglio di distanza da queste. Fuori città, invece i Romani riuscivano a coprire distanze a prima vista incredibili, grazie alla loro rete di strade magnificamente servite da Augusto con la catena delle stazioni di posta (mutationes), a 12-18 miglia l’una dall’altra. Usando queste stazioni, l’imperatore Tiberio riuscì a coprire dall’Illiricum (Dalmazia) in sole 24 ore, le 500 miglia che lo separavano da Mogontiacum (Magonza, in Germania). Tra la fine dell’età repubblicana e la prima età imperiale si potenziò probabilmente anche l’area di sosta presso l’odierna Cattolica, tra Ariminum e Pisaurum, e certamente nei pressi dovevano trovarsi mutationes, mansiones e tabernae.
Luca Vici
Per gentile concessione di “Chiamami Città”