Pubblicato la prima volta il 6 Gennaio 2019 @ 08:47
Questa mattina, complice un commento di un amico su Facebook, abbiamo “rispolverato” un post della nostra amica e collega Federica Piersimoni risalente al 29 maggio 2012… ovvero ben tre anni orsono.
A nostra parziale scusante dobbiamo confessare che, all’epoca, questo sito ancora non esisteva… quindi Federica ci perdonerà se involontariamente non siamo riusciti a integrare le sue puntuali e interessantissime riflessioni con uno spunto fondamentale segnalatoci da un autorevole “amico della prima ora di Rimini Sparita”, ovvero l’architetto e urbanista Giorgio Conti, autore, tra gli altri titoli, dei due celebri volumi “Rimini città come storia” in collaborazione con il professor Pier Giorgio Pasini.
L’architetto Conti, a proposito dell’improvvisa – e apparentemente inspiegabile, come traspare anche dalla corretta riflessione di Federica – scomparsa di una efficace (e confortante) normativa antisismica in Riviera negli anni Trenta del Novecento nonostante i numerosi e disastrosi terremoti (l’ultimo dei quali nel 1916), ci ha segnalato il proprio capitolo redatto in occasione della pubblicazione, per i tipi di Raffaelli nel 2009, di “1939 Danzando sull’abisso – Vittorio Mussolini e il premio Riccione” e dedicato all’evoluzione urbanistica della Perla Verde negli anni precedenti il Secondo conflitto mondiale.
“Sulla modernità totalitaria che si contrappone alle tradizioni locali, sintomatica è la costruzione della avveniristica Torre ’900, ribattezzata “grattacielo” dai riccionesi. Un edificio multipiano (7 piani) realizzato per la mostra dell’abitazione nel parco della Triennale di Milano 1933/35 che viene trasformato in struttura alberghiera da collocare in prossimità del Grand Hotel.
Quest’ultimo, inaugurato nel 1929 su progetto dell’Ingegnere Pullè e dell’Architetto Ceccolini, era stato edificato in soli 90 giorni lavorativi. Ispiratore di entrambe le imprese è l’onnipresente Comm. Gaetano Ceschina, un promotore industriale e immobiliare milanese che ha forti legami politici-imprenditoriali sia con il presidente della Triennale, sia con il Podestà Pullè, ma soprattutto con il duce. Ceschina ha già realizzato il Teatro Dante (1926) su Viale Ceccarini ed è l’artefice di diverse lottizzazioni. Non vi sarebbe nulla di strano nella realizzazione della Torre ’900 se il progetto non fosse totalmente “abusivo”: non è in regola con la normativa antisismica, vigente in Italia dal 1927, che classifica i comuni del Riminese di seconda categoria. È significativo che, nonostante vi fosse stato un rovinoso terremoto nel 1916, gli amministratori locali nel 1938 ottengano – per ragioni turistiche – di declassare i comuni del litorale. Si dovrà aspettare il 1983 per ritornare alla classificazione originaria del 1927…” [1]
Il fatto storico specifico, sconosciuto ai più, appare piuttosto interessante e, a proprio modo “inquietante” (considerando la sostanziale deregulation normativa che conseguentemente ha imperato in Riviera dal 1938 sino al 1983, periodo di particolare crescita urbanistica).
Ringraziamo nuovamente il professor Conti per l’amichevole e fondamentale segnalazione.
Note: [1] «Il 24 agosto del 1934 il Prof. Avv. Bussi, in nome e per conto della Società Asfaleia, informava il Podestà di Riccione di avere iniziato causa civile contro il Comm. G. Ceschina, al fine di ottenere che “la torre da questi costruita […] venga demolita, in quanto la stessa è stata costruita nel più assoluto dispregio della legge sulle zone terremotate”. Il 28 agosto 1934, l’edificio appariva inoltre già funzionante come dependance del Grand Hotel. In questa data il Podestà inviò una lettera al Prof. Avv. Bussi, chiedendo di recedere dalla vertenza, in quanto “la costruzione stessa, tutta in acciaio e di natura antisismica, e già esposta lo scorso inverno alla Triennale di Milano, per la sua struttura e la sua caratteristica speciale, costituisce un simpatico motivo di attrazione e la prova ne sia che molti ospiti di Riccione hanno dimostrato di prediligere quale loro dimora gli ultimi piani di quel piccolo grattacielo […] Il 21 agosto 1935, sulla base del parere della prima Sezione del Consiglio Superiore dei lavori pubblici, datata 27/7/1935, venne accolta la domanda di costruzione in via sanatoria, evidenziando la compatibilità della costruzione realizzata con i commi 4 e 5 dell’art.10 delle norme sismiche emanate con R.D. 25 marzo 1935, n° 640, e della correttezza dei metodi di calcolo impiegati, anche in relazione alle variazioni intervenute nei coefficienti utili a tener conto delle azioni del vento”.» (Marco D’Orazio, Contributi alla storia della costruzione metallica: progetti e realizzazioni degli anni ’30 per l’edilizia abitativa, Alinea, Firenze 2008, pp. 66-67).