La “caccia ai becchi”

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Le tradizionali corna esposte a Santarcangelo (Photo: N.G.)

Pubblicato la prima volta il 10 Novembre 2018 @ 08:47

Le tradizionali corna esposte a Santarcangelo (Photo: N.G.)
Le tradizionali corna esposte a Santarcangelo (Photo: N.G.)

Lo charivari, termine francese di origine greca definito dallo scrittore Georges Minois “riso vendicatore“, era una manifestazione di derisione collettiva (una sorta di “caccia”, quindi) diffusa soprattutto nelle comunità rurali sino al XX secolo e focalizzata contro coloro ritenuti responsabili di atti moralmente offensivi; lo charivari aveva sostanzialmente una funzione apotropaica (ovvero di buon auspicio) nei confronti delle anime vendicative dei defunti e consisteva in processioni rumorose, spesso in costume, indirizzate verso le abitazioni delle persone oggetto della protesta.

All’approssimarsi di San Martino (11 novembre), ovvero in occasione del capodanno agrario e al termine del magico dōdekaēmeron iniziato il 31 ottobre precedente, giorno di Ognissanti, era consuetudine in Romagna indirizzare uno specifico charivari verso i “becchi”, i mariti traditi dalle mogli, colpevoli di non aver vigilato a sufficienza affinché la propria prole fosse legittima (minando, quindi, il ciclo “dell’eterno ritorno” generazionale e offendendo le anime degli antenati con una scorretta discendenza). Questa vera e propria “caccia ai becchi” si andava intensificando la sera della vigilia della Festa quando gruppi rumorosi e schiamazzanti – impersonificazione dei defunti e dotati di strani strumenti ottenuti mozzando le corna di bue all’estremità – percuotendo pentole metalliche invitavano a gran voce i trasgressori a recarsi (spiritualmente) in aperta campagna nelle “larghe”, prati enormi e inquietanti non a caso sedi anche di ritrovi di streghe, stregoni e fate, dove si sarebbe svolta una fiera o una vera e propria battaglia.

Se, nella leggenda, il viaggio di andata verso quei luoghi appariva relativamente semplice, il ritorno al proprio letto poteva rivelarsi, nella tradizione folklorica, una vera e propria tortura: i becchi, il giorno successivo la fiera, si ritrovavano improvvisamente liberi ma, confusi e persi, vagavano per le nebbiose lande rurali e autunnali alla ricerca disperata del percorso verso casa, impacciati e impediti nei movimenti a causa delle corna che tendevano a impigliarsi improvvisamente in alberi e pagliai…

Bibliografia:

  • E. Baldini, G. Bellosi: “Halloween. Nei giorni che i morti ritornano”, Einaudi – Stile Libero, 2006
  • E. Baldini: “Tenebrosa Romagna”, Società il Ponte Vecchio, 2014

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