Pubblicato la prima volta il 22 Ottobre 2018 @ 09:47
Tenendo la rubrica “Buona Memoria” su questo sito, compreso l’appuntamento serale de “Cosa ci hanno lasciato” sulla pagina Facebook dell’Associazione, credo che il riferimento alla giornata odierna, ricorrenza del 25 aprile ed anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo… ci stia.
Ammetto ch’è sempre più difficile destreggiarsi tra la retorica puramente celebrativa che diventa tale se si affida solamente alle parole e, peggio ancora, se le parole valgono un solo giorno.. e la banalizzazione di chi, nel 25 aprile, ritrova solo un ponte festivo, un’anteprima dell’estate, un’integrazione delle vacanze scolastiche.
Poi c’è la contraddizione di chi fa’ appello alla necessità di ricordare dimenticando che le generazioni attuali NON hanno ricordi. E nemmeno la conoscenza. Così la piazza che dove furono impiccati Mario Capelli, Adelio Pagliarani, Luigi Nicolò, il16 agosto del 1944, diventa “piazzatremartiri”, un effetto sonoro, vocale, indifferenziato ed indifferente mentre il Ponte della Resistenza passa sempre più frequentemente per il “Ponte dei Miracoli”.
E chiedersi “perché?”, e cercare di porvi rimedio sarebbe , credo, il modo migliore per celebrare la giornata.
Siamo arrivati a “buon 25 aprile” un augurio cui ognuno potrà dare la connotazione che preferisce. Un po’ come “buon 8 marzo”, “buon San Valentino”, “buona festa del papà… della mamma”… e chi più ne ha più ne metta.
Per non dire dei film trasmessi alla TV, il filone che segue quelli sulla pasqua da “Spartacus” a “Ben-Hur”, che segue quelli sul natale, dai “10 Comandamenti” a “la Tunica” e si arriva al pur sempre capolavoro “Roma città aperta” fino a “I 7 fratelli Cervi”. Gli stessi tutti gli anni tanto che per lo più attori e regista sono nel frattempo scomparsi.
Non riporterò qui riflessioni di natura politica che non si addicono a questa pagina per prendere spunto, invece, proprio da una battuta del film “I 7 fratelli Cervi” trasmesso dai Rai3 questa mattina. Aldo Cervi rassicura la compagna, preoccupata per l’avvenire della figlia, nata dalla loro unione “non regolare”, dicendole “Non ti preoccupare, finita questa guerra tutto cambierà, queste cose non avranno più alcuna importanza”.
E’ andata proprio così?
Dice mia mamma che un suo parente fu licenziato dalla “Ferrovia” perché rifiutò la tessera del fascio. Certo oggi questo non accadrebbe più. Ma anche oggi avere la “tessera” giusta conta, eccome. Racconta sempre la Elsa di quel suo caro amico, uno del Borgo San Giuliano, che si mangiò la bandiera rossa pur di non farsela sequestrare. Oggi puoi sicuramente tenere la bandiera che vuoi, grazie a quella libertà sancita dalla Costituzione nata dalla Resistenza, ma quanti sarebbero disposti a sacrificarsi per difendere le loro idee?
Credo che uno degli insegnamenti maggiori che ci viene da quella Storia sia la capacità, la volontà di decidere da che parte stare, allora, anche a costo della vita. Oggi troppo spesso l’obiettivo calcolato è quello di salire, di volta in volta, sul carro del vincitore.
Destano sempre tanta commozione le lettere di quei ragazzi giovanissimi, rivolte alle loro mamme prima della fucilazione. Ed è facile considerali persone vocate al martirio, dunque rare. Ma non era così, erano giovani che avrebbero voluto vivere, divertirsi, amoreggiare ma avevano anche un’ideale, una profonda convinzione e ne hanno subito le conseguenze. Ora, lungi da me l’idea che si debba morire per essere degni di stima.. ma da questo allo squallore di mazzette, compravendite (e non alludo ai calciatori), ai calcoli carrieristici anche .. qualcosa deve essere andato storto.
Ne “I 7 fratelli Cervi” si evince chiaramente come il senso comune prevalesse su quello individuale. I fratelli lasciano le rispettive famiglie per unirsi ai partigiani e non manca il consenso seppur tacito degli anziani genitori. Oggi, nella calendarizzazione degli impegni si deve tener conto dei vari campionati sportivi mentre per raggiungere le proprie mete si preferiscono le scorciatoie alle montagne.
Certamente ci si riferisce a periodi storici e contesti politici diversi ma il tema rimane: quali valori e come farli vivere in una comunità. La dignità, il rispetto per sé stessi e per gli altri sono sempre quelli. Ecco perché, a mio parere, il 25 aprile non può essere solo un ricordo.
Grazia Nardi