I 200 anni del nostro camposanto

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Cimitero

Pubblicato la prima volta il 15 Settembre 2018 @ 09:48

Il nostro cimitero compie 200 anni proprio in questi mesi: lo troviamo descritto con dovizia di particolari nei volumi di Nevio Matteini (Rimini negli ultimi due secoli, Santarcangelo 1977).

Il 12 giugno 1804 Napoleone aveva ordinato di inumare le spoglie di tutti i defunti in cimiteri lontani dalle città. Il provvedimento aveva due motivazioni: il destino uguale di fronte alla morte e la tutela della salute pubblica. Il 5 settembre 1806 la validità di questo decreto veniva estesa anche al Regno d’Italia.

A Rimini si iniziava a pensare dove collocare la nuova struttura; dopo varie ipotesi (la Colonnella, le Grazie), nel marzo 1808 la scelta cadeva sull’area delle Celle. Alla fine di un iter abbastanza tormentato, nel 1812 il cimitero era pronto; ma la consacrazione sarebbe slittata alla fine di maggio dell’anno seguente. E il 3 giugno 1813 si registrava la prima inumazione, quella di un bimbo di soli 25 giorni, tale Giuseppe Receputi.

Le nuove disposizioni avevano incontrato una certa contrarietà nella popolazione, abituata a seppellire i propri morti nelle chiese o negli spazi adiacenti, cioè in luoghi vicini alle residenze e alla vita dei famigliari. Si trattava di un costume molto radicato, che non era facile smantellare in breve tempo.

Infatti da secoli i defunti trovavano spazio nelle cripte delle chiese, sotto i portici, lungo i muri perimetrali, nei chiostri e negli scoperti attigui. Le carte d’archivio testimoniano la presenza dei luoghi di sepoltura in molte chiese di Rimini; e in alcuni casi indicano in maniera esplicita l’esistenza di un cimitero, cioè di un’area esterna destinata alle tumulazioni.
Nelle mie ricerche d’archivio, ho trovato almeno 16 chiese cittadine con l’indicazione del proprio cimitero. Oggi a noi fa un certo effetto pensare a tutte queste aree sepolcrali sparse per la città, anche in spazi molto ristretti, fra le case, come per esempio il cimitero di S. Gregorio, attiguo alla chiesa omonima, nella piazzetta delle Poveracce.
Fra tutti i sepolcreti minori, spiccava il cimitero grande, quello di S. Francesco, che circondava letteralmente l’odierno Tempio malatestiano. Conteneva moltissime tombe, allineate in lunghe file, con le rispettive lapidi (in parte saccheggiate da Sigismondo per completare il rivestimento marmoreo del suo Tempio).
Nella Biblioteca Gambalunga si conserva un registro in pergamena con l’elenco di tutte le sepolture, a partire dal 1362, talora riportando anche le iscrizioni poste sulle lapidi e il disegno degli stemmi di famiglia che vi erano scolpiti.

La grande dimensione di questo cimitero è testimoniata poi da una targa in pietra custodita presso il Museo, ove si dice che nel 1348, in occasione della peste nera, fra giugno e novembre qui vennero sepolte 2.400 persone. Un particolare: per molto tempo, di fronte all’ingresso del Tempio malatestiano, si è conservata la tomba di Galeotto Roberto Malatesta, fratello di Sigismondo. Questa modesta sepoltura a terra, protetta da una grata, è visibile nelle miniature che raffigurano la costruzione dell’edificio.
Per finire, non va dimenticato che nel Medioevo Rimini aveva anche un cimitero degli ebrei, fuori porta Montanara, presso le mura e il letto dell’Ausa.

Le chiese con cimitero e la data della prima notizia

  • S. Croce (via Domenico Francolini) nel 1102
  • S. Maria in Corte (chiesa dei Servi) nel 1104
  • S. Tomaso (piazza Ferrari) nel 1157
  • S. Vitale (piazzetta Zavagli) nel 1254
  • abbazia di S. Giuliano nel 1257
  • S. Bartolo (Arco d’Augusto) nel 1299
  • S. Francesco (Tempio malatestiano) nel 1348
  • S. Giovanni Evangelista (S. Agostino) nel 1382
  • S. Silvestro (piazza Cavour) nel 1391
  • S. Simone (corso d’Augusto – via Serpieri) nel 1392
  • cattedrale di S. Colomba (piazza Malatesta) nel 1419
  • S. Caterina (borgo S. Giuliano) nel 1449
  • S. Gregorio (piazzetta delle Poveracce) nel 1463
  • S. Giovanni Battista (borgo S. Giovanni) nel 1483
  • S. Cataldo (via Gambalunga – via Roma) nel 1538
  • Girolimini (S. Onofrio) nel 1500

Oreste Delucca
Chiamami Città, 24 ottobre 2012]

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