Darsena: se ne parlava da mezzo secolo

0
382

Pubblicato la prima volta il 24 Maggio 2022 @ 09:08

Lo scetticismo riminese si è dovuto di nuovo arrendere di fronte alla realizzazione di opere che fino a qualche anno fa sarebbero sembrate impossibili. Ci sono voluti solo 28 mesi per portare a termine i lavori di costruzione della darsena di San Giuliano. Un’opera voluta dai cittadini fin dal dopo guerra, ma che per insipienza, veti incrociati, poca voglia di fare, si è trascinata stancamente per decenni nei progetti e nelle buone intenzioni. E poi, si sa, qui da noi è molto pià redditizio annunciare un’opera piuttosto che impegnarsi a realizzarla. L’annunzio lo puoi reiterare ad ogni tornata elettorale con rinnovato impegno, la realizzazione invece scontenta sempre qualcuno, con l’inevitabile strascico di comitati e di dichiarazioni di voto per la coalizione opposta.

Che vi sia un’inversione di tendenza è ancora presto per affermarlo nonostante la Darsena, la Nuova Fiera, il Centro Agro­alimentare. La vicenda del teatro “Galli”, per cui si sono già spesi svariati miliardi per non approdare a nulla, con il rischio di ritrovarlo “com’è” fra cinquanta anni, alimenta non poco lo scetticismo della città. Ed il Teatro è unò solo dei “casi” urbanistici ancora irrisolti.
La città ha un’agenda piena di cose da fare ma queste non hanno date di scadenza ed alcune nemmeno un proget­to: la sistemazione della marina, il nuovo Palazzo dei Congressi, la Murri e le colo­nie di Rimini Sud, il piano del traffico, gli insediamenti produttivi e commerciali, la Metropolitana di Costa, il piano strutturale … Ci si è resi conto, in questi ultimi anni, che se vi è la volontà di rea­lizzare un progetto, non vi sono ostacoli insormontabi­li, né politici né economici. Abbiamo in provincia im­prenditori pubblici e privati che hanno dimostrato, se a loro viene dato un quadro normativo e regole certe per operare, di essere in grado in poco tempo di realizzare opere cospicue ed importanti per la città. Nessuno lavora per rimet­terci, è compito del potere pub­blico (che non ha capitali) tro­vare soluzioni eque che soddi­sfino l’investimento dell’im­prenditore senza penalizzare la comunità e l’ambiente. Le “con­tropartite” in ogni caso devono rientrare tutte nel quadro di una isione urbanistica lungimiran­te e unitaria del territorio. Se una città non si attrezza in tal senso anche opere importanti come quelle sopra citate, ri­schiano di trasformarsi in corpi separati, estranei al cittadino.

Già prima dell’inaugurazione, molti cittadini, specialmente la domenica, si recavano a San Giuliano, intorno ai cantieri della Nuova Darsena, per se­guire i lavori, fare commenti. Ora che è finita i Riminesi si sentono orgogliosi: è grande, è bella, è nuova, è nostra, è della città. Stati d’animo da tempo dimenticati. Molti di questi cittadini sono stati la­sciati fuori dall’inaugurazio­ne (forse per cause tecniche).

E un conto è vedere qualcosa da lontano, diverso è poter entra­re, osservare, portare gli amici e conoscenti. Nessuno è invi­dioso degli yacht altrui, quello che può dare fastidio è se il luogo diverrà un posto esclusi­vo. La società saprà (speriamo) senz’altro trovare una soluzio­ne non difficile se si pensa agli investimenti, agli studi, agli ostacoli superati per la realizzazione del porto tu­ristico.
Alcuni dati: 70 miliardi di investimenti, 28 mesi il tempo per la realizzazio­ne, 400.000 ore lavorati­ve, 315.000 mq di drenaggio, 18.000 mc di calcestruzzo, 250.000 tonnellate di pietra d’Istria, 30.000 mq di pavimen­tazioni con materiali pregiati. L’area interessata è di 165.000 mq, il fondale di 4-5 metri, pos­sono attraccare barche di più di 25 metri. I tre progettisti per la parte architettonica: gli archi­tetti Bonizzato, Gandolfi e Pez­zi; gli ingegneri per le opere marittime: Marconi, Bernero e Conti; per le strutture: ing. Bo­nito e Ricci; direzione lavori: ing. Marcella.
L’impresa che ha permesso la realizzazione è la Gecos di Va­lentini e Morandi.

Una presenza così imponente come la Darsena ha cambiato il volto della “Barafonda”. Gli abitanti hanno dovuto sop­portare non pochi disagi, il turismo è ridotto al lumicino, molti alberghi sono chiusi, e così gli esercizi commerciali. Tutta la zona è sottoposta ad una forte spinta speculativa; mancano ancora i piani parti­colareggiati ed altre costru­zioni sono previste nelle aree ancora libere. Gli abitanti sono stati pazienti, ora però è giunto il momento di ripagar­li con un intervento dell’ Am­ministrazione che si faccia carico della co­struzione di marciapiedi, del riordino del­le strade dissestate e del ripristino del tes­suto urbano sconvolto dai nuovi insediamen­ti. Le cose non saran­no più come prima, per San Giuliano Mare. Sarà la Darsena il mo­tore del nuovo svilup­po economico. Molto dipende anche dai suoi abitanti.

Claudio Costantini
Chiamami Città
n. 418, 4 – 17 giugno 2002

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.