Pubblicato la prima volta il 24 Maggio 2022 @ 09:08
Lo scetticismo riminese si è dovuto di nuovo arrendere di fronte alla realizzazione di opere che fino a qualche anno fa sarebbero sembrate impossibili. Ci sono voluti solo 28 mesi per portare a termine i lavori di costruzione della darsena di San Giuliano. Un’opera voluta dai cittadini fin dal dopo guerra, ma che per insipienza, veti incrociati, poca voglia di fare, si è trascinata stancamente per decenni nei progetti e nelle buone intenzioni. E poi, si sa, qui da noi è molto pià redditizio annunciare un’opera piuttosto che impegnarsi a realizzarla. L’annunzio lo puoi reiterare ad ogni tornata elettorale con rinnovato impegno, la realizzazione invece scontenta sempre qualcuno, con l’inevitabile strascico di comitati e di dichiarazioni di voto per la coalizione opposta.
Che vi sia un’inversione di tendenza è ancora presto per affermarlo nonostante la Darsena, la Nuova Fiera, il Centro Agroalimentare. La vicenda del teatro “Galli”, per cui si sono già spesi svariati miliardi per non approdare a nulla, con il rischio di ritrovarlo “com’è” fra cinquanta anni, alimenta non poco lo scetticismo della città. Ed il Teatro è unò solo dei “casi” urbanistici ancora irrisolti.
La città ha un’agenda piena di cose da fare ma queste non hanno date di scadenza ed alcune nemmeno un progetto: la sistemazione della marina, il nuovo Palazzo dei Congressi, la Murri e le colonie di Rimini Sud, il piano del traffico, gli insediamenti produttivi e commerciali, la Metropolitana di Costa, il piano strutturale … Ci si è resi conto, in questi ultimi anni, che se vi è la volontà di realizzare un progetto, non vi sono ostacoli insormontabili, né politici né economici. Abbiamo in provincia imprenditori pubblici e privati che hanno dimostrato, se a loro viene dato un quadro normativo e regole certe per operare, di essere in grado in poco tempo di realizzare opere cospicue ed importanti per la città. Nessuno lavora per rimetterci, è compito del potere pubblico (che non ha capitali) trovare soluzioni eque che soddisfino l’investimento dell’imprenditore senza penalizzare la comunità e l’ambiente. Le “contropartite” in ogni caso devono rientrare tutte nel quadro di una isione urbanistica lungimirante e unitaria del territorio. Se una città non si attrezza in tal senso anche opere importanti come quelle sopra citate, rischiano di trasformarsi in corpi separati, estranei al cittadino.
Già prima dell’inaugurazione, molti cittadini, specialmente la domenica, si recavano a San Giuliano, intorno ai cantieri della Nuova Darsena, per seguire i lavori, fare commenti. Ora che è finita i Riminesi si sentono orgogliosi: è grande, è bella, è nuova, è nostra, è della città. Stati d’animo da tempo dimenticati. Molti di questi cittadini sono stati lasciati fuori dall’inaugurazione (forse per cause tecniche).
E un conto è vedere qualcosa da lontano, diverso è poter entrare, osservare, portare gli amici e conoscenti. Nessuno è invidioso degli yacht altrui, quello che può dare fastidio è se il luogo diverrà un posto esclusivo. La società saprà (speriamo) senz’altro trovare una soluzione non difficile se si pensa agli investimenti, agli studi, agli ostacoli superati per la realizzazione del porto turistico.
Alcuni dati: 70 miliardi di investimenti, 28 mesi il tempo per la realizzazione, 400.000 ore lavorative, 315.000 mq di drenaggio, 18.000 mc di calcestruzzo, 250.000 tonnellate di pietra d’Istria, 30.000 mq di pavimentazioni con materiali pregiati. L’area interessata è di 165.000 mq, il fondale di 4-5 metri, possono attraccare barche di più di 25 metri. I tre progettisti per la parte architettonica: gli architetti Bonizzato, Gandolfi e Pezzi; gli ingegneri per le opere marittime: Marconi, Bernero e Conti; per le strutture: ing. Bonito e Ricci; direzione lavori: ing. Marcella.
L’impresa che ha permesso la realizzazione è la Gecos di Valentini e Morandi.
Una presenza così imponente come la Darsena ha cambiato il volto della “Barafonda”. Gli abitanti hanno dovuto sopportare non pochi disagi, il turismo è ridotto al lumicino, molti alberghi sono chiusi, e così gli esercizi commerciali. Tutta la zona è sottoposta ad una forte spinta speculativa; mancano ancora i piani particolareggiati ed altre costruzioni sono previste nelle aree ancora libere. Gli abitanti sono stati pazienti, ora però è giunto il momento di ripagarli con un intervento dell’ Amministrazione che si faccia carico della costruzione di marciapiedi, del riordino delle strade dissestate e del ripristino del tessuto urbano sconvolto dai nuovi insediamenti. Le cose non saranno più come prima, per San Giuliano Mare. Sarà la Darsena il motore del nuovo sviluppo economico. Molto dipende anche dai suoi abitanti.
Claudio Costantini
Chiamami Città
n. 418, 4 – 17 giugno 2002