buona memoria

Grazia Nardi nasce e vive a Rimini dal 1951. Impegnata, per motivi professionali, in attività istituzionali improntate da formalità e/o impostazione politica, alle soglie della maturità, liberata da vincoli imposti perché “doveva scrivere in conto terzi”, ha pensato di cimentarsi nella narrazione personale, con un linguaggio finalmente essenziale, senza filtri o veline.
Da Foj de Borg a Rimini Sparita ha espresso ed esprime una riminesità popolana nella quale si ritrovano mondi trasversali, modi di dire che in realtà rappresentano modi di essere, di pensare e che offrono anche ai più giovani la chiave per comprendere il presente.
Ricordi, parole, personaggi colti con gli occhi di una bambina e riportati in vita nel mondo attuale.
Per questo “Buona Memoria”, oltre ad essere una dote che va alimentata, diventa così anche un auspicio rivolto a tutti i lettori di Rimini Sparita.

“E’ bidèl”

Nell’aula della prima elementare vi erano quattro file di banchi, simmetriche e parallele. La disposizione cambiò con l’arrivo della nipote della Direttrice. Sapendo già leggere e scrivere, iniziò la prima elementare nel mese di...

“I pitturini”

I figli dei poveri non andavano alle scuole materne. Quelle comunali erano poco diffuse e quelle private erano troppo costose e per lo più gestite da religiose. Il popolo di sinistra era ideologicamente prevenuto...

“I zuclét”

L’arrivo in tavola del cocomero (l’anguria), un frutto che non “sfama”, era un segnale non tanto di un conquistato benessere, ancora lontano ma del passaggio dalla precarietà del lavoro saltuario ad una più probabile...

E’ biràz

E’ il bagnino il primo vero simbolo del Made In Italy e, nel nostro caso, del Made In Rimini. Abbronzatura ineguagliabile, fisico possente, muscoli alimentati dal sollevamento di ombrelloni, sdrai, pedane, paletti. In piedi sul...

Arrivano i bagnanti!

Tanti anni fa la spiaggia, anzi la “marina”, era il microcosmo dove si sviluppano ed alimentavo le storie di un’umanità pronta a spiccare il salto verso il “progresso”. Perché, fenomeno di costume, un pataca...

Far l’amór ad nascòst…

Fantasie che allungavano la notte quando, nel buio, le ragazze si immaginavano tra le braccia di Cary Grant nel film Notorius, passato alla storia del cinema per il bacio più lungo scambiato con Ingrid...

Un gnèra e’ tèmp pèr…

Gli anni '50, sullo sfondo di una guerra da poco finita, concedevano poco al sentimentalismo sia nei rapporti tra genitori e figli sia nelle relazioni di coppia…. “un gnèra e’ tèmp pèr al pusghè..”...

I murgantùn

Confermo che, invecchiando, il pensiero va con più frequenza agli anni dell’infanzia, non necessariamente per motivi nostalgici o uno scontato rimpianto che, ad ogni età, ti fa apparire migliore il “com’eravamo”. Non sempre l’infanzia...

L’uccellino chiuso in gabbia…

Eh sì: negli anni '50 le donne cantavano dentro le mura di casa mentre sfaccendavano, anzi riuscivano a cantare e pensare nello stesso tempo giacchè urlare, seppur modulando la voce, era uno dei pochi...

Articoli più consultati